“Non esiste – denuncia – un albo ufficialmente riconosciuto dallo Stato. La regolamentazione estetica poi è molto vecchia e non tiene conto dei passi fatti a livello tecnico-operativo nella realizzazione dei macchinari. Confestetica è nata proprio per sopperire a queste carenze. Abbiamo riunito i 3.000 iscritti in un albo, che, anche se non riconosciuto, rispetta un codice deontologico che ci siamo dati per la tutela della salute dei clienti”.
“Gli operatori del settore – fa notare Angelica Pippo – non sono artigiani, ma professionisti. Anche se il primo passo da fare per il riconoscimento della categoria è nella direzione di una formazione che alzi l’età per l’accesso ai corsi. Attualmente ci si può iscrivere al corso biennale, tra l’altro estremamente breve, dopo aver terminato la scuola dell’obbligo. A 18 anni non si ha la maturità e la coscienza professionale necessarie per un approccio con il cliente”.
“L’altro problema che mina il settore – continua la presidente nazionale di Confestetica – è l’abusivismo. In migliaia lavorano in casa evadendo le tasse e contravvenendo alle regole igienico-sanitarie richieste, con l’inevitabile conseguenza di una concorrenza sleale che danneggia i professionisti regolari”.
“Certo – osserva – il prezzo di un trattamento è fondamentale per capire la validità del prodotto offerto, ma non è sufficiente. Comunque sul portale (www.confestetica.it) abbiamo aperto la pagina delle segnalazioni, in forma anonima, delle estetiste abusive. Un modo per salvaguardare il lavoro delle professioniste che ogni giorno fanno i conti con le tasse, i contributi dei dipendenti e gli acquisti di prodotti di qualità”.
“L’utente-cliente – rimarca – merita un servizio di qualità che può essere fornito solo da chi può definirsi ‘professionista’. Da qui discende la necessità, non più procrastinabile, di riconoscere giuridicamente la categoria degli estetisti attraverso l’istituzione di un albo super partes, quale garanzia della formazione e della preparazione professionale degli estetisti. Per ora, infatti, sta al cliente considerare bene che risparmiare non ripaga di eventuali calvizie, ustioni, malattie infettive e, spesso, tumorali. Ma è ancora troppo poco”.
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