Una scelta che ha già portato nelle casse dell’Erario oltre 170 milioni di euro, superando abbondantemente le previsioni di incasso, stimate originariamente in 112 milioni di euro. A tale somma vanno aggiunti gli importi già pagati in pendenza di giudizio.
La scadenza per il pagamento, fissata originariamente al 30 novembre 2011, è stata poi differita al 2 aprile scorso dal decreto “milleproroghe” n. 216/2011, che ha anche ampliato l’ambito delle liti definibili, modificando dal 1° maggio al 31 dicembre 2011 la data entro cui doveva risultare “pendente” la lite per poter accedere alla definizione agevolata.
E’ la Sicilia la regione nella quale è stato presentato il maggior numero di domande (21.884), seguita dalla Campania (17.470), dal Lazio (15.962), dalla Lombardia (12.553) e dalla Puglia (10.613).
Il successo di questa operazione riduce sensibilmente il carico di lavoro degli Organi giurisdizionali, con l’effetto di accelerare i processi di maggior valore. La chiusura agevolata è stata introdotta per ridurre le liti pendenti e, dunque, accelerare ulteriormente i tempi della giustizia tributaria, diminuendo sensibilmente la microconflittualità. In relazione a tutte le liti in cui è parte l’Agenzia delle Entrate – e quindi non solo quelle con valore fino a 20mila euro – le domande di chiusura riguardano il 23% degli atti impugnati con giudizio pendente in Commissione tributaria provinciale, il 47% in Commissione tributaria regionale e il 14% in Cassazione.
Ciò costituiva l’opportuna premessa per il debutto della mediazione tributaria, avvenuto il 2 aprile scorso, la quale consente di evitare tutte quelli liti “minori” in cui vi è una concreta possibilità di definizione stragiudiziale, come chiarito con la circolare 19 marzo 2012, n. 9/E.
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