Il bello della ceramica, l’arte di Caltagirone

Ceramica in Italia è anche sinonimo di arte: una tradizione che risale alla preistoria e all’antica maestria dei ceramisti arabi giunti in Sicilia dopo la conquista musulmana dell’isola. Caltagirone è un esempio eccellente di come l’attenzione per il bello e la tradizione artigianale abbiano dato vita a un’area produttiva basata quasi unicamente su piccole imprese, se non microimprese a conduzione familiare, che producono ceramiche e pezzi d’artigianato conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Infoiva ha deciso di andare alla scoperta di questa antica tradizione per conoscere da vicino una realtà, che pur non potendosi fregiare del titolo di distretto industriale, raggruppa moltissime aziende artigiane che danno voce al made in Italy in tutto il mondo.

A raccontarcele è Marcello Romano, Presidente dell’Associazione Ceramisti Calatini.

Quante imprese conta l’associazione delle ceramiche di Caltagirone?
Siamo circa una quarantina di imprese produttrici di ceramiche artistiche. Si tratta per la quasi esclusività di piccole imprese artigiane a conduzione perlopiù familiare, con una media di 4-5 adetti ai lavori.

Qual è l’indotto generato dalle imprese produttrici di ceramiche nell’area di Caltagirone?
In media, soprattutto a causa della crisi che ha fortemente inciso sul nostro territorio, le imprese fatturano tra i 40 e 50 mila euro l’anno.

Quanto la crisi ha inciso sulle imprese produttrici di ceramica?
Le imprese che hanno chiuso dallo scorso anno ad oggi sono circa il 20%, mentre se facciamo il confronto con il 2010 la quota sale al 30%.

Le vostre ceramiche artistiche sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo. Quali sono i vostri maggiori mercati di export?
Una grossa fetta della nostra produzione è destinata al mercato nazionale, per quanto riguarda l’export i mercati più interessanti attualmente riguardano l’area mediorientale: Kuwait, Bahrain, Dubai. Gli Emirati Arabi sono interessati soprattutto alla produzione di maioliche e piastrelle artistiche destinate alla decorazione di hotel e ristoranti, riceviamo discrete richieste anche alcuni Paesi del Nord. In Europa la domanda è invece nettamente inferiore.

Come contrastate la concorrenza che arriva dall’estero e dall’Asia in particolare?
Le nostre ceramiche sono belle, fatte a mano e dotate di una costante ricerca della giusta armonia cromatica. Pensi che la produzione della ceramica a Caltagirone risale a un’epoca antichissima, è una tradizione che risale a prima della nascita di Cristo, grazie alla presenza nella zona di numerose cave d’argilla. La nostra è una ceramica difficilmente imitabile sia nella forma che nei decori, prodotta attraverso la pasta rossa che dà origine alla maiolica. Le ceramiche che arrivano dall’estremo oriente sono invece prodotte con pasta bianca, di minor qualità, anche se è innegabile che da 10 anni a questa parte l’avvento sul mercato di produzioni a basso costo provenienti dalla Cina ha impoverito le nostre casse. La concorrenza si combatte a mio avviso con la qualità, la ricercatezza delle materie prime e la maestria artigiana che è nelle nostre vene.

La Regione Sicilia offre forme di aiuto o sostentamento alla piccola imprenditoria della zona di Caltagirone, per salvaguardare questo tassello importante del made in Italy?
No, purtroppo no. Non esistono politiche della Regione che offrano aiuti concreti per non far morire un comparto, tutto è demandato alla capacità individuale dei singoli artigiani, che hanno tentato negli scorsi anni di unirsi in forme associative, sono stati fatti dei tentativi di dare vita a consorzi sul territorio, ma purtroppo le aziende sono troppo piccole e differenziate per poter avere una reale incisività sul mercato. Noi come Associazione Ceramisti Calatini abbiamo deciso di organizzarci con un punto vendita in cui espongono e vendono circa 40 artigiani della zona e con un sito internet, per far conoscere le nostre produzioni in Italia e nel mondo.

Qualche mese fa la Sicilia è balzata agli onori delle cronache per il rischio default dei conti della Regione. Come vanno oggi le cose? Quali sono le maggiori criticità per il vostro settore?
Lei ha presente Caporetto? La situazione attuale è tragica e soprattutto non si può modificare con nessun tipo di azione. Per il nostro settore la Regione non fa nulla: in passato venivano offerte alle piccole imprese del settore della ceramica sovvenzioni finalizzate alla partecipazione delle aziende alle fiere di settore in tutta Italia, prima fra tutte il Macef di Milano, anche se poi a conti fatti i soldi erano sempre pochi e alla meglio si finiva nell’ultimo padiglione in fondo alla fiera. La Regione non si è mai curata di dare una buona visibilità ai suoi prodotti, alle particolarità industriale che la caratterizzano, come la ceramica artistica per esempio, che viene prodotta non solo a Caltagirone ma anche a Santo Stefano e Sciacca. Si poteva, si doveva fare molto di più.

Alessia CASIRAGHI