Il buono pasto, questo sconosciuto. Tanti lo usano, pochi lo conoscono

di Davide PASSONI

Sono buoni, in tutti i sensi, ma in pochi sanno davvero quanto. Parliamo dei buoni pasto, conosciuti anche come ticket; quei tagliandini del valore di pochi euro, spesso utilizzati e vissuti come benefit, che da alcune decine di anni sono ormai entrati nella vita quotidiana di milioni di lavoratori dipendenti. Meno, purtroppo, in quella di autonomi e professionisti.

Il mondo dei buoni pasto è complesso, ricco di aspetti e peculiarità a livello fiscale, contabile e normativo; peculiarità che, spesso, finiscono per nascondere i vantaggi e i lati positivi di questo strumento che, con il tempo, ha rivoluzionato il modo di vivere la pausa pranzo durante le giornate di lavoro.

Proprio per fare in modo che certi aspetti vengano alla luce e che anche i professionisti, i lavoratori autonomi, i piccoli imprenditori comprendano meglio che cosa si nasconde dentro a un blocchetto di buoni pasto, questa settimana Infoiva dedica a loro il proprio approfondimento. Un’analisi che tiene conto anche delle dinamiche complesse che si generano all’interno dei pubblici esercizi, delle aziende che se ne servono, delle società che li emettono. Tre attori di un mercato tutt’altro che tranquillo, i cui equilibri delicati, spesso, vanno a danno del consumatore finale.

Non mancheranno cenni alla normativa, la voce di chi i buoni pasto li emette, approfondimenti per capirne gli aspetti di deducibilità e detraibilità che li rendono degli strumenti molto più preziosi di quanto la prassi e l’utilizzo quotidiano non possano far pensare. Mi raccomando… fate i buoni.