Speciale buoni pasto: la voce della Fipe

di Davide PASSONI

In Italia ci sono oltre 125mila esercizi convenzionati per l’utilizzo dei diversi buoni pasto. Cifre importanti, che ci hanno spinti a sentire il presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Lino Stoppani, per capire come è attualmente la situazione del mercato vista da chi i buoni li incassa.

Come vede Fipe il sistema dei buoni pasto?
Nel loro complesso per Fipe i buoni pasto sono uno strumento importante perché canalizzano nel settore un business che vale diversi miliardi.

E gli associati, come si rapportano a questo strumento di pagamento?
I nostri associati hanno qualche malumore, legato soprattutto ad alcune anomalie del mercato che nascono dall’aumento delle commissioni per le convenzioni, da ritardi nei pagamenti, dal comportamento di alcune società emettitrici che, spesso, hanno dei comportamenti vessatori nei confronti dei pubblici esercizi, come, per esempio, gli aggravi sui costi aggiuntivi del servizio.

Com’è il rapporto tra voi, le società emettitrici e quelle appaltatrici?
Oggi gli appalti per l’assegnazione del servizio sono fatti solo con l’obiettivo di massimizzare lo sconto, che può arrivare fino al 20%. In questo modo le società emettitrici ribaltano i maggiori oneri a carico dei pubblici esercizi. Chiaro che di fronte a questo fenomeno i malumori degli associati Fipe montano, ma ci tengo a precisare che per noi il buono pasto era e rimane uno strumento importante. Certo, anche lo Stato da parte sua dovrebbe muoversi, facendo in modo che gli organi di controllo verifichino il corretto utilizzo dei ticket o alzando la quota defiscalizzata oltre gli 5,29 euro. Una cifra con la quale si riesce a mangiare molto meno rispetto a quanto si faceva, per esempio, negli Anni ’80 con un ticket da 10mila lire.

Non mi dirà che il ticket sta perdendo di valore…
Lo strumento è stato straordinario e lo è ancora, ma vogliamo che sia riportato nel suo alveo originario, ossia che il suo utilizzo sia circoscritto a bar, ristoranti, mense, esercizi, alimentari. Non è un segreto che, spesso, i ticket sono utilizzati come cartamoneta, anche per comprare libri, computer, accessori. Vogliamo anche che le gare di appalto siano gestite senza puntare al massimo ribasso, perché tutti gli attori coinvolti ci devono guadagnare, non solo una alcuni.

Ora non è così?
Ora ci sono quattro attori coinvolti, di cui tre perdono e uno guadagna. Perde il pubblico esercizio, che paga commissioni più alte o sconta ritardi nei pagamenti; perde l’utilizzatore, perché con servizi appaltati a costi bassi e commissioni alte ci rimette in termini di prezzo o di qualità di quello che mangia, ossia i due ambiti dove il pubblico esercizio cerca di riguadagnare quanto perde in commissioni; perdono le società emettitrici, che hanno ridotto i loro margini. Guadagnano solo le aziende che richiedono i ticket, che in virtù delle condizioni del mercato sono in una posizione di forza e possono richiedere più sconti.

In questo senso unite le forze con Anseb?
Insieme ad Anseb, noi di Fipe facciamo azioni per contrastare i “poteri forti” che gestiscono le gare d’appalto: da una parte Consip per l’area del pubblico impiego, dall’altra le grandi aziende clienti, alleate tra loro per minimizzare i costi. Una dinamica nella quale il consumatore finale finisce sempre per rimetterci, avendo meno potere d’acquisto con il ticket o dovendo mangiare cibo più scadente.

Che cosa chiedete a chi norma il settore dei buoni pasto?
Chiediamo che il settore resti in piedi, eliminando le forzature attuali di cui ho parlato prima, magari guardando anche a ciò che accade fuori dall’Italia, per esempio in Francia, dove i ticket hanno mantenuto la loro solvibilità e il loro potere di acquisto.

E come vede chi utilizza i buoni pasto non per in pausa pranzo ma per fare la spesa al supermercato?
Lo vedo semplicemente come un modo alternativo di spenderli. Ciascuno si può gestire il buono pasto in tanti modi, portandosi in ufficio il panino da casa e utilizzando il ticket per acquistare generi alimentari per sé e la famiglia. Ripeto, il buono pasto è un ottimo strumento, se usato correttamente e se ben gestito da tutti gli attori in gioco, uno strumento che vorremmo salvaguardare.