Il Congresso straordinario dei consulenti del lavoro è servito anche per stilare un profilo degli iscritti all’ordine di categoria e, tra le novità emerse, una è particolarmente piacevole.
Il numero delle donne iscritte è sempre più alto, tanto da aver raggiunto, in percentuale, il 46% sul totale di 28.000 iscritti.
Di queste, il 41% ha meno di 41 anni e il restante 59% appartiene alla fascia di età superiore a 41 anni.
La maggior parte delle consulenti del lavoro sono professioniste coniugate (65%) con figli in fascia di età superiore agli 11 anni (53%). Per il 90% sono libere professioniste, diplomate (70%), con un proprio studio che le impegna per oltre 40 ore settimanali.
Le motivazioni che le hanno spinte a scegliere questo tipo di professione riguardano soprattutto la passione e l’impegno, anche se le problematiche riscontrate dalle quote rosa della categoria sono le stesse che si ritrovano in tutte le sfere professionali: il dilemma di far conciliare lavoro e famiglia.
Questo problema resta un limite all’accesso della professione per il 63% delle consulenti che hanno risposto.
L’emancipazione femminile e l’evolversi del ruolo sociale hanno portato, nel mondo della professione, a un abbassamento dei differenziali di genere per il 69% delle risposte. Questo sia nell’accesso alla professione sia nell’apertura di una propria attività (71%). Il 39% delle risposte invece sottolinea la difficoltà nell’occupare ruoli dirigenziali all’interno della categoria.
Ma un’altra spinosa questione riguarda la situazione attuale della professione, che, secondo le intervistate, dovrà subire una certa evoluzione.
Le soluzioni proposte spaziano dall’inserimento di nuove specializzazioni (17%), all’aggregazione tra diverse figure professionali (commercialista avvocato, ingegnere) e l’offerta di servizi più qualificati all’interno di un’unica struttura associata (63%). Solo il 20% prevede il ridimensionamento della propria attività.
Le consulenti del lavoro più giovani considerano prioritarie le attività a favore dell’interscambio professionale unito ad attività di promozione sulla cooperazione giovanile (60%).
Concordano che l’Ordine nazionale debba promuovere incentivi alla maternità e all’assistenza della famiglia (29%) mentre non paiono determinanti le agevolazioni per la previdenza integrativa. Le giovani che intendono intraprendere la professioni richiedono all’Ordine la creazione di supporti informatici comuni: programmi di elaborazioni paghe, banca dati centralizzata, ecc (45%) e formule di agevolazione (37%).
Per ridurre, inoltre, i disagi dovuti alle difficoltà di avvio alla professione, il 49% richiede una rappresentanza delle giovani consulenti all’interno degli Ordini nazionali e provinciali e si conferma l’importanza delle aggregazioni tra diverse specializzazioni sinergiche allo sviluppo dell’attività in formula di società professionali (95%) per offrire ai clienti maggiore servizi e ridurre i costi di gestione.
Il confronto tra le nuove leve è considerato fondamentale, soprattutto se fatto attraverso forum di dialogo, iniziative di cooperazione, ma, soprattutto a livello provinciale, incontri periodici tra giovani. Ovviamente, basilare è un interscambio tra professioniste senior e junior.
Vera MORETTI
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