“Crisi, l’uscita dal tunnel è lontana”

Alla recente assemblea di Confcommercio svoltasi a Roma, il presidente Carlo Sangalli non le ha mandate a dire al Governo: “Siamo – ha detto – innanzi ad un tornante cruciale della storia europea e della storia della nostra Repubblica. Secondo un’agenda che chiama in causa la responsabilità della politica e delle istituzioni, ma certamente anche delle forze sociali. L’uscita dal tunnel della crisi appare davvero ancora lontana. Serve un’agenda che faccia anzitutto tesoro del recente richiamo del presidente della Banca europea, Mario Draghi, sulla forma ‘ideale’ delle politiche di consolidamento fiscale. Servono politiche di riduzione del deficit e del debito sviluppate all’insegna delle riduzioni di spesa corrente e non già di aumenti di tasse, proprio allo scopo di contenerne l’impatto sul prodotto interno“.

Poi una mazzata alla politica fiscale: “Bisogna attivare al più presto il principio di destinare almeno una quota rilevante delle risorse derivanti dal recupero di evasione ed elusione alla riduzione della pressione fiscale a carico dei contribuenti in regola. Una pressione giunta ormai al livello record del 55% circa e che costituisce, dunque,un’insostenibile zavorra a carico di investimenti e consumi. Occorre insomma una prospettiva realistica di riduzione netta della pressione fiscale complessiva“.

Infine, parole chiare nei confronti del prossimo aumento dell’Iva: “Sul fronte dell’Iva è rimasta aperta la prospettiva dell’aumento dell’aliquota ordinaria dal 21% al 22%. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: si è fatto un passo avanti, ma ancora non ci siamo perché l’aggravio dell’aliquota ordinaria colpirà, con un ulteriore onere fiscale complessivamente ben superiore ai 4 miliardi di euro, una larghissima fascia di prodotti e servizi. Per questo chiediamo venga fatto di tutto per archiviare definitivamente l’ipotesi di un nuovo aggravio dell’aliquota Iva ordinaria. Sarebbe, infatti, una doccia gelata che smorzerebbe le prospettive di ripartenza dell’economia“.

“Oggi – ha concluso Sangallila qualità delle scelte politiche si misura anzitutto sul versante della risposta ad un drammatico deficit di legalità. Serve, allora, l’efficienza del sistema giustizia ed il contrasto più determinato della piaga della corruzione, giustamente definita dalla Corte dei Conti come una “tassa immorale ed occulta” stimata nell’ordine dei 60 miliardi di euro l’anno“.

Imprese, accesso al credito sempre più difficile

L’allarme lanciato da Rete Imprese Italia è uno di quelli che non può lasciare indifferenti: secondo i dati dell’Osservatorio nazionale sul credito delle Pmi relativi al terzo trimestre 2012, permane elevatissima la quota di imprese che non riesce a ottenere il credito di cui ha bisogno.

Si registra una riduzione nel terzo trimestre del 2012, rispetto al trimestre precedente, della percentuale delle piccole imprese che si sono rivolte alle banche per richiedere un nuovo prestito o la rinegoziazione di un prestito preesistente (15,4% rispetto a 21,7%). Tale dinamica trova conferma anche per le imprese artigiane (13,1% rispetto a 19,2%). Inoltre, il 30,8% delle piccole imprese ha ottenuto un ammontare pari o superiore rispetto a quello richiesto, contro il 36,5% del trimestre precedente. Il 13,7% ha ottenuto un ammontare inferiore rispetto a quello richiesto, contro il precedente 25,3%. Il 22,1% (rispetto al precedente 11,1%) ha visto rifiutata la propria domanda di credito.

Dopo diversi trimestri inizia anche a ridursi la cosiddetta “area di irrigidimento”, costituita dalla somma delle imprese che si sono viste accordare un credito inferiore, rispetto a quello richiesto, e da quelle alle quali il credito è stato rifiutato. Nel 3° trimestre 2012 l’area del credit crunch ha interessato il 35,8% delle piccole imprese, contro il 36,4% del 2° trimestre. Tale area, confermando le aspettative, è più ampia nelle regioni del Centro e del Sud.

La cosiddetta “area di stabilità”, costituita dalle imprese che hanno visto accogliere la propria domanda di credito secondo un ammontare pari o superiore alla richiesta, caratterizza le regioni del Nord (in particolare quelle del Nord Ovest), in misura circa cinque volte superiore alla media del Centro, Sud e Isole. In termini di finalità della richiesta del finanziamento, si osserva una generalizzata crescita delle esigenze di liquidità e cassa da un lato e di ristrutturazione del debito dall’altro, a scapito delle esigenze di investimento. Gli interventi creditizi sono pertanto finalizzati principalmente a consentire la semplice e ordinaria
gestione delle attività.

Sul fronte dei finanziamenti in essere, al 30 giugno 2012, i prestiti bancari ai settori produttivi domestici erano pari a 978.492 milioni di euro, in diminuzione del 2,5% su base annua (- 24.925 milioni di euro), con una leggera crescita del peso dei prestiti a medio/lungo termine a discapito di quelli a breve termine. Il 14,9% dei suddetti prestiti bancari è in favore delle imprese del “Commercio” ed il 6,1% di quelle del “Turismo”. Aggiungendo a tali percentuali la quota delle imprese artigiane che non rientrano nei settori già considerati, pari al 4,1%, si raggiunge il 25,1%, rappresentativo della quota complessiva dei prestiti bancari a favore delle imprese riconducibili a Rete Imprese Italia, pari a circa la metà del contributo che tali imprese apportano al valore aggiunto ed all’occupazione.

Di conseguenza, è peggiorata la capacità degli operatori di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, ossia sono aumentate le imprese in difficoltà nell’effettuare i propri pagamenti (- 41% dal -33,7% del 2° trimestre). In particolare, sono le ditte individuali a manifestare le maggiori difficoltà, ma anche le altre tipologie d’impresa hanno fatto registrare un significativo deterioramento. In questo quadro, le imprese del Nord Ovest presentano la situazione migliore, come pure quelle dell’Italia Centrale. Dall’analisi settoriale emergono in forte sofferenza le imprese del settore del turismo e quelle manifatturiere, mentre segnali di recupero si osservano nel comparto delle imprese dei servizi e – in misura inferiore – in quello delle costruzioni.

Quattro passi nel franchising

di Davide PASSONI

Questa settimana Infoiva ha voluto dare un’iniezione di fiducia a quanti, in questo disgraziato 2012, hanno ancora un po’ di fuoco sacro imprenditoriale che brucia dentro. Lo abbiamo voluto fare parlando di un settore che, a dispetto della crisi, riesce ancora a far registrare il segno più: il franchising.

Se in Italia e in Europa il comparto cresce, non per questo significa che vada avvicinato con superficialità o leggerezza. Anche se sotto il “cappello” autorevole che un grande brand può offrire, si tratta sempre di un’avventura imprenditoriale e, come tale, ha bisogno che chi le si accosta lo faccia in modo serio e preparato; con l’improvvisazione l’insuccesso è dietro l’angolo e non c’è grande marchio che tenga.

Per questo motivo abbiamo voluto offrire alcune visioni di scenario, alternandole alle voci di chi, per professione, ha a che fare tutti i giorni con il mondo del franchising da un punto di vista legale, professionale o semplicemente perché ha scelto di sposarne la filosofia imprenditoriale. Con piccoli strumenti e testimonianze abbiamo voluto dare ai nostri lettori un’idea imprenditoriale, oltre a quelle che tutti i giorni offriamo loro nella nostra sezione Idee & Opportunità, seguendo la filosofia che da sempre contraddistingue Infoiva: noi offriamo lo spunto e il primo approccio alla tematica, sta poi all’interessato andare oltre. Se, quindi, pensate che il franchising possa essere la vostra strada… avanti e in bocca al lupo!

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