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Pensioni: presto visibili le conseguenze della riforma

Nonostante la riforma delle pensioni abbia quasi un anno, essendo entrata in vigore l’1 gennaio 2012, i suoi effetti cominceranno a farsi sentire solo nei prossimi anni.

Già nel 2013, ad esempio, cambieranno le soglie legate ai requisiti di età per uscire dal mercato del lavoro: 66 anni e tre mesi per i dipendenti pubblici e privati e per gli autonomi, 62 anni e tre mesi le dipendenti di aziende private.

Chi nell’anno in corso è andato in pensione, lo ha fatto seguendo le vecchie regole, perché i requisiti per poterne beneficiare erano stati acquisiti nel 2011, quando era ancora in vigore il sistema previdenziale previgente che prevedeva la finestra mobile di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 per gli autonomi.

E così accadrà ancora nei primi mesi del 2013, mentre la situazione dei 260 mila esodati rimasti fuori dalle salvaguardie, delle quali hanno beneficiato in 130 mila, è destinata a rimanere intricata ancora a lungo.

Ancora fino a metà del prossimo anno, quindi, ci sarà chi andrà in pensione con le vecchie regole.
Il limite di età entro i quali è possibile andare in pensione, o, al contrario, scegliere di continuare a lavorare, si alzerà nel 2013 a 70 anni e 3 mesi, ma, considerando il costante aumento delle aspettative di vita, tale soglia è destinata ad alzarsi ulteriormente, fino ad arrivare, secondo le previsioni, a 75 anni e 3 mesi nel 2065.

Questo significa che anche raggiunto il limite per il pensionamento, l’azienda non potrà decidere di rinnovare il proprio personale fino a quando il lavoratore non deciderà di lasciare il mercato del lavoro.

In generale si prevede che in molti decidano di rimanere al lavoro, visto che la nuova riforma delle pensioni incoraggia la permanenza con un coefficiente di calcolo più alto per chi va in pensione più tardi. A regime poi ci sarà il calcolo pro-rata per tutti, dunque più contributi significherà assegno di pensione più alto.

Dal 2013 poi le pensioni di anzianità scatteranno a 42 anni e 5 mesi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne, ma con tagli se, su questi presupposti, si uscirà dal mercato del lavoro prima del compimento del 62esimo anno di vita.

Vera MORETTI

redazione1

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