Tito Piscitelli era un regista napoletano che 4 anni fa aveva deciso di cambiare vita e partire come volontario per un’organizzazione umanitaria in Brasile. A Salvador de Bahia l’uomo, 42 anni, si occupava della difesa dei diritti dei bambini nelle favelas. Poi una notte, quella del 24 novembre scorso, viene ritrovato esanime in una pozza di sangue in un vicolo stretto di Bahia, nelle sue favelas.
La prima pista che battono gli investigatori è quella della rapina finita male: l’uomo era stato trovato in strada senza più soldi, oggetti e documenti di identità. Qualche giorno fa invece il colpo di scena: a uccidere Tito è stata una mano che lui conosceva, quella di Thiago Sousa Santos, 22 anni, venditore ambulante di Bahia, che ha sferrato il colpo mortale alla gola del volontario in seguito a una lite.
A incastrare Thiago Sousa Santos sono state le telecamere, quelle installate lungo Ladeira dos Aflitos, il vicolo dove si è consumato il delitto e quelle per il videocontrollo montate all’interno dei negozi di elettronica dove il giovane brasiliano era andato a fare acquisti utilizzando la carta di credito del volontario napoletano.
Poco prima infatti che i familiari di Tito Piscitelli bloccassero dall’Italia la sua carta di credito, il brasiliano si era concesso un discreto shopping: televisori, stereo, computer, telefoni cellulari e dvd.
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