Troppe tasse per il turismo

La crisi non ha fatto sconti quest’anno ed ha colpito quasi tutti i settori indistintamente.

Una delle “vittime” illustri di questa situazione difficile è sicuramente il comparto del turismo, che sta per chiudere l’anno con un -6% di clientela italiana e -10% di fatturato.
Come se non bastasse, le imprese turistico-ricettive sono bersagliate da una raffica di tasse che certo non agevola né incoraggia una ripresa.

L’imposta di soggiorno, ad esempio, è cresciuta, nel suo ammontare annuo, da 150 milioni a 175 milioni di Euro (+17%), con un incremento del 28,5% di Comuni che nel breve volgere di pochi mesi (da luglio ad oggi) sono passati da 332 a 426 pronti a riscuotere la tassa.

Ma anche l’Imu non scherza: se la vecchia Ici aveva riscosso 320 milioni di euro, la nuova imposta arriverà a prelevare ben 494 milioni di Euro, se l’aliquota applicata è quella dello 0,76%, e 689 milioni, se l’aliquota è quella dello 1,06%, pari ad incrementi che oscillano nell’ordine dal +54,5% al +115%.

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha dichiarato: “Alla vigilia delle dimissioni del Governo Monti, allo scioglimento anticipato delle Camere ed all’avvio della campagna elettorale, non possiamo non stigmatizzare il fatto che le imprese ricettive italiane rischino un default di massa. L’impegno formale che sollecitiamo alle forze politiche -conclude Bocca- è di porre il turismo tra i punti primari dei loro programmi elettorali, per non rischiare di regalare alla concorrenza internazionale quegli 83 miliardi di Euro di valore aggiunto che annualmente produce il settore, pari al 6% del Pil”.

Vera MORETTI