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La burocrazia non aiuta le pmi

Era andata peggio solo nel 2009: l’anno che si è appena concluso ha segnato la chiusura di 365.000 imprese, in prevalenza piccole e piccolissime imprese.

Ciò è emerso dalla Relazione che il Garante delle Micro PMI ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri e che vede, come unica buona notizia, la stipulazione di 523 contratti di rete che coinvolgono 2.800 aziende, con molte Pmi che si affacciano per la prima volta nei mercati internazionali e che utilizzano il commercio elettronico.

L’aspetto più critico rimane quello dei tempi di attuazione delle misure che spesso, per diventare operative richiedono l’emanazione di regolamenti che allungano oltre misura i tempi. Esempio concreto è la vicenda dei pagamenti dei debiti della PA.

Ciò che maggiormente fa male alle imprese è la mancanza di semplificazioni dal punto di vista burocratico. A questo proposito, la Relazione sottolinea la necessità di agevolazioni fiscali a sostegno delle micro imprese, in particolare relative alle reti d’impresa per gli investimenti e l’innovazione.

Ma non solo: occorre anche ridurre il costo dell’energia per i consorzi di piccole imprese e l’ampliamento della compensazione tra crediti e debiti verso l’erario.
Inoltre, le imprese, per crescere, hanno bisogno di investire: per questo viene richiesto uno strumento agevolato per l’acquisto o il leasing di macchine utensili e di produzione.

Ma soprattutto la Relazione richiama l’esigenza di una diversa politica europea, come sostiene il Garante: “Con una domanda debole pure le misure introdotte per fronteggiare le emergenze, abbattere le barriere, creare ambienti più favorevoli, valorizzare le capacità delle imprese, difficilmente producono effetti significativi (anche al netto dei tanti ritardi applicativi). Se non si riattiva al più presto il volano della domanda interna, il depauperamento imprenditoriale rischia di divenire difficilmente recuperabile poiché, da solo, l’export – peraltro messo a rischio da un euro forte – non può trascinare tutta la nostra economia. Se l’Unione Europea tarderà a intraprendere politiche forti di crescita, sarà arduo venire fuori rapidamente dalla recessione”.

Vera MORETTI

redazione1

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