Se, da una parte, sono sempre di più i consumatori che utilizzano la rete per fare i loro acquisti, dall’altro prevale la tendenza a mantenere sempre più spesso l’anonimato.
Ma non si tratta solo di utilizzare un nickname, poiché gli utenti del web sono restii anche a rivelare qualsiasi informazione che riguardi le proprie abitudini.
Questo atteggiamento è segnale di diffidenza nei confronti della rete e rema contro le recenti strategie di Behavioural Marketing che puntano al targeted advertising, ritagliato sulle caratteristiche del consumatore.
Esempio concreto di questo trend è l’accordo firmato tra Yahoo! e Google, stretto per potenziare la possibilità per le imprese di proporre un advertising contestuale.
In realtà, anche se le intenzioni sono buone, non convincono gli utenti, tanto che solo il 14%
del campione preso in analisi ha fiducia nell’onestà delle aziende che usano i dati della Rete e ben il 68% dichiara di utilizzare le funzionalità dei browser anti-tracciamento.
A questo proposito, gli analisti di Ovum, la società che ha condotto questa ricerca, hanno dichiarato: “E’ molto importante che i responsabili del trattamento dei dati abbiano un differente approccio verso il problema e investano in tool che li aiutino a capire il profilo dei consumatori che oggi hanno questo atteggiamento negativo e che domani potrebbero diventare degli utenti invisibili”.
Vera MORETTI
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