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Famiglie ed imprese sfiduciate nei confronti del futuro

Il rapporto stilato da Censis-Confcommercio sulla fiducia di famiglie ed imprese nei confronti di una ripresa dell’economia interna ha riportato dati a dir poco sconcertanti.
Ciò che prevale, nella maggioranza degli intervistati è un sentimento di incertezza, che spesso sfocia in paura, per il futuro.

A conferma di ciò vi è un calo dei consumi che non si registrava dalla metà degli anni Novanta, e in continua flessione da ben quattro anni.
Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, ha dichiarato: “Con il livello attuale di fiducia di famiglie e imprese è impossibile una ripresa nel giro di qualche mese. Negli ultimi mesi il 23% delle famiglie ha avuto problemi con il mondo del lavoro, fatto che non può che influenzare poi il reddito e quindi la fiducia delle famiglie stesse“.

E le cose non migliorano per le imprese, in particolare per quelle che operano nel settore dei servizi e del commercio, mentre il manifatturiero sembra reggere, pur manifestando un certo affanno.
A peggiorare le condizioni delle imprese, si sa, è la questione, ormai insostenibile, dei finanziamenti: nel primo trimestre 2013 solo l’11,5% delle imprese ha chiesto un prestito e appena il 29,6% lo ha ottenuto. La percentuale di imprese finanziate è quindi in totale del 3,4%, un numero pressoché irrisorio che non permette al Paese di crescere.

Giuseppe Roma, direttore del Censis, vede come fenomeno più rappresentativo della crisi la diminuzione della capacità di risparmio delle famiglie: solo il 12% riesce a mettere qualcosa da parte contro il 17% costretto ad erodere i propri risparmi e il 71% che riesce ad essere in pari.
Per tirare avanti il 43,6% delle famiglie usa i risparmi accumulati in passato, ma soprattutto si posticipano i pagamenti (la relativa percentuale è passata dal 13 al 32%). Si chiede poi un prestito in banca (il 6,4%) o ad amici (il 26,5%).

Continua Roma: “il vero crollo dei consumi c’è stato nel 2012 e oggi viviamo la crisi più lunga della storia italiana che ha fatto bruciare 114 miliardi di Pil“.
I consumi non crescono “perché si deteriora il mercato del lavoro: il 12% delle famiglie ha un componente che teme di perdere il lavoro e il 30% dei lavoratori dipendenti ha visto diminuire il proprio reddito. Il sentimento delle famiglie è di grande difficoltà e deriva soprattutto dalla preoccupazione per la condizione lavorativa. Per la ripresa dei consumi bisogna saper contare sulla capacità di reagire delle famiglie italiane. Quindi più politica per le imprese, ma anche più politica per le famiglie“.

Vera MORETTI

redazione1

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