In soccorso della Richard Ginori 1735, un pezzo dell’eccellenza Made in Italy ora in grave crisi, sembra che abbia deciso di intervenire Gucci, uno dei colossi della moda mondiale.
Anche se la data fatidica dell’asta è prevista per il prossimo 22 aprile, e quindi fino a quel momento non si saprà nulla di sicuro, sono in molti a tenere le dita incrociate e a vedere il colosso fiorentino come il più papabile salvatore di una delle aziende leader per quanto riguarda la produzione di porcellane.
L’offerta proposta da Gucci è di quelle importanti: 13 milioni di euro per salvare l’azienda toscana dal fallimento e per garantire l’impiego di 230 lavoratori, ovvero i dipendenti di Richard Ginori.
Ma a Gucci mettono le mani avanti e procedono cauti, perché: “il 22 aprile potrebbe anche esserci una sorpresa diversa, chissà, qualcuno che offre più di noi e magari pensa di dare lavoro a mille operai! Per questo la prudenza è fondamentale in questi giorni“.
Anche Patrizio Di Marco, presidente della maison, non si esprime, confermano la linea della prudenza adottata da tutti i manager del brand.
Sicuramente, la mossa di Gucci non è dettata solo da semplice solidarietà tra conterranei, perché il legame con Richard Ginori è cominciato negli anni Settanta, quando i disegni dei foulard Flora creati da Vittorio Accornero vennero riprodotti su tazze piatti, vasi di fiori, svuotatasche e cache pot.
Quella collaborazione è stata ora immortalata in una delle sale del Gucci Museo, a dimostrazione che i due marchi si muovono nella stessa direzione per filosofia e modo di intendere gli affari, oltre ad una visione comune di qualità ed eleganza, che ha potuto diffondere nel mondo il Made in Italy più pregiato.
Se Richard Ginori venisse comprata proprio da Gucci, dunque, avrebbe la garanzia di poter continuare a muoversi sullo stesso binario, ma ingrandendo ancor di più i suoi orizzonti.
Vera MORETTI
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