Banche: aumenta l’utile ma non il credito
Secondo uno studio condotto da Prometeia, le imprese non avranno un accesso al credito maggiore
La notizia che le banche sono tornate in utile non avrà, come si sperava, conseguenze sulle imprese: l’accesso al credito, infatti, non sembra destinato a migliorare.
Questo è quanto sostiene Prometeia, artefice di uno studio dedicato proprio al credito alle imprese da parte delle banche.
La previsione, per le banche, è di un utile di 2,4 miliardi di euro a fine 2013, che in soli due anni salirà a 21 miliardi, ma nonostante ciò è previsto un calo nelle erogazioni di prestiti, a causa dell’aumento delle partite deteriorate e delle conseguenti rettifiche a bilancio.
Giuseppe Lusignani, vicepresidente di Prometeia, ha così spiegato la situazione: “Al netto della componente sofferenze, il credito alle famiglie e alle imprese si ridurrà anche nel 2013 (-1,9%) e tornerà a crescere solo nei due anni successivi (+2% nel 2015). Le banche non saranno più nelle condizioni di finanziare completamente il fabbisogno di credito delle imprese, che si dovranno così rivolgere al mercato dei capitali e anche a quello del debito“.
Le pmi, però, non sembrano particolarmente preoccupate da questo scenario, poiché il 58,3% di quelle intervistate dall’istituto Gugliemo Tagliacarne per conto dello studio Lexjus Sinacta ha affermato di non aver riscontrato problemi nell’ultimo anno ad affrontare gli impegni finanziari presi e quasi il 70% è riuscito a mantenere stabile la base occupazionale.
Ma il rovescio della medaglia mostra solo il 20,5% delle aziende pronto ad investire nel 2013, con un 22% che ha già ridotto il ricorso al credito bancario.
Si alza al 33% la percentuale di chi ha ottenuto solo un sì parziale oppure un no secco dalle banche alle proprie richieste di finanziamento.
Questo accade perché le banche, secondo Prometeia, si trovano a dover fare i conti con le partite deteriorate, che sono salite dal 5,1% dei crediti lordi del 2008 al 13,3% del 2012, mentre il costo del rischio è raddoppiato dai 40 punti di prima della crisi agli 80 punti del 2010 ed è destinato a toccare i 120 punti a fine 2013 e ridiscendere a 83 punti solo nel 2015.
Questo implica un fabbisogno di 19 miliardi di euro di rettifiche stimate per il 2013 e di 48 miliardi nel prossimo triennio.
Le simulazioni di Prometeia, inoltre, prevedono che se il Pil 2015, invece di crescere dell’1,2%, calasse dell’1,4%, le rettifiche potrebbero salire a 58 miliardi di euro, mentre l’utile scenderebbe da 21 a 5 miliardi.
Vera MORETTI