I negozi di vicinato stanno chiudendo ad un ritmo quasi serrato: solo nei primi 4 mesi dell’anno, infatti, sono state registrate 21mila chiusure.
Confesercenti ha voluto lanciare l’allarme perché, se le cose dovessero andare avanti con questa cadenza, tra 10 anni potremmo dare l’addio definitivo ai negozi di quartiere.
Per questo, è stato chiesto di correre presto ai ripari: “Sull’Iva si passi dalle parole ai fatti, perché il Paese è a un passo dal baratro: con un aumento dell’aliquota, i consumi si contrarrebbero ulteriormente e la crisi delle imprese del commercio al dettaglio si aggraverebbe. E lo scenario terribile di stare senza più negozi di vicinato rischia di avverarsi“.
L’aumento dell’Iva, ora rimandato a dopo le vacanze, potrebbe rappresentare, per il commercio al dettaglio, il colpo di grazia e, vista la situazione critica in cui versa il settore, sarebbe difficile sopravvivere ancora.
Se il trend attuale di un’apertura ogni tre chiusure di attività dovesse continuare, si arriverebbe alla fine dell’anno con almeno 43mila attività in meno rispetto al 2012.
Annuncia Confesercenti: “Se non si interviene subito il 2023 potrebbe essere l’anno zero del commercio. Record di ‘sparizioni’ di attività commerciali in Sicilia e a Roma. E la desertificazione colpisce soprattutto le fasce sociali più deboli“.
Per questo motivo servono interventi urgenti che possano contrastare una tendenza preoccupante ed inesorabile, studiando un intervento sulle tasse ma anche una maggiore disponibilità di credito da parte delle pmi.
Vera MORETTI
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