In questi giorni nelle stanze del potere non si parla d’altro. L’abolizione dell’Imu è l’argomento più infuocato, processo Mediaset a parte, di questi ultimi giorni d’agosto. Da un questionario proposta da “La Stampa” si deduce come il problema Imu non sia realmente prioritario: il 60% ritiene necessario un intervento del governo, mentre il 40% preferirebbe pagare la tassa sulla prima casa e destinare ad altro il gettito Imu. La stragrande maggioranza desidera una riduzione, ma limitata: potendo disporre dei quattro miliardi della manovra, il 90% preferirebbe destinare meno di due miliardi alla diminuzione del prelievo. Tra questi il 23% vorrebbe abbassare l’imposta solo per chi ha una casa di scarso valore, considerando anche il numero degli abitanti, il 20% vorrebbe che gli sgravi si calcolassero sul reddito Irpef, il 17% in base all’Isee. Se il 14% è favorevole a esentare dal pagamento solo chi è più in difficoltà, un altro 10% vorrebbe invece ridurre l’imposta dello stesso importo per tutti, senza tener conto di reddito e valore catastale. Insomma, abolire l’Imu per introdurre la service tax suona tanto come la solita minestra riscaldata all’italiana.
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