Al via il nuovo redditometro, l’arma letale dell’Agenzia delle Entrate

Il nuovo redditometro da oggi è ufficialmente l’arma letale dell’Agenzia delle Entrate, lo strumento finalizzato alla lotta all’evasione diventa operativo.

Come ha sottolineato il direttore dell’Agenzia, Attilio Befera, il veicolo di accertamento prenderà in considerazione solo le spese certe, ossia quelle che già il Fisco conosce, o perché pervenute all’Anagrafe tributaria o perché comunicate dallo stesso contribuente attraverso la dichiarazione di reddito.

Gli uffici selezioneranno i contribuenti a maggior rischio di evasione e il controllo partirà dai redditi del 2009 fino a oggi. Il controllo avviene nel seguente modo: il Fisco comparerà la dichiarazione di reddito fornita dal tributario con le spese da questi effettuate e con l’effettivo tenore di vita tenuto. Sarà tollerato uno scostamento fino al 20%.

La circolare dell’Agenzia , a seguito delle polemiche sorte, specifica  che per calcolare l’effettiva capacità di spesa,  non verranno utilizzate le medie Istat, ma ci si baserà solo su spese certe. Vediamo nello specifico quali.

Spese certe sostenute dal contribuente e dichiarate dallo stesso

Spese per elementi certi, ai valori presenti in Anagrafe tributaria verranno applicati ulteriori parametri, ottenuti per esempio grazie alle analisi degli operatori dei settori economici

Verrà inoltre conteggiata la quota relativa agli incrementi patrimoniali e la quota di risparmio dell’anno considerato.

Va specificato che verranno selezionati tutti quei contribuenti il cui scarto tra reddito dichiarato e reddito costruito dall’Agenzia delle Entrate supera quel 20% di cui sopra; nella circolare si legge che  la selezione avverrà “avendo cura di evitare situazioni di marginalità economica e categorie di contribuenti che, sulla base dei dati conosciuti, legittimamente non dichiarano in tutto o in parte i redditi conseguiti”.

L’accertamento tramite il redditometro prevede una doppia garanzia per il contribuente, con un doppio contraddittorio con il Fisco. Il tributario che riceverà l’avviso è chiamato a  fornire spiegazioni, con documentazione allegata (fatture), circa lo scostamento riscontrato dall’Agenzia. Se il contribuente fornirà risposte ed elementi esaustivi, gli ispettori chiuderanno la pratica, viceversa il caso verrà approfondito e potrà dare vita a un vero e proprio accertamento.

Francesca RIGGIO

Ecobonus lavori antisismici, approvato emendamento

Nei giorni scorsi la commissione Finanza e Attività produttive della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento al decreto legge “Ecobonus” che prevede detrazione d’imposte fino al 65% anche per i lavori preventivi di adeguamento antisismico che approderà nell’emiciclo di Montecitorio lunedì mattina.

Nell’emendamento anche altre possibilità di detrazione per «schermature solari, micro-cogenerazione e micro-trigenerazione per il miglioramento dell’efficienza energetica, nonché interventi per promuovere l’efficientamento idrico e per la sostituzione delle coperture di amianto negli edifici».

Scongiurato anche l’aumento dell’Iva dal 4 al 21% sui cd e dvd allegati ai libri scolastici e ai dizionari: i soldi che non entreranno nelle casse dello Stato, saranno prelevati dal fondo istituito della scorsa legge di stabilità per le detrazioni Irap ai professionisti.

Sigarette elettroniche: sì all’imposta di consumo

Dopo mesi di dibattito e discussione, tutti gli aspetti fiscali del commercio delle sigarette elettroniche sono confluiti nel Decreto sul Lavoro (decreto-legge, il n. 76 del 26 giugno 2013 ). Come già si vociferava le e-cig verranno tassate.

Il Titolo III  articolo 11 del d.l, prevede infatti l’introduzione di un’imposta ( a partire dal 1 gennaio 2014) sulle tanto amate sigarette elettroniche, unica soluzione trovata per reperire la copertura finanziaria, che ha così consentito uno slittamento dell’aumento dell’Iva fino al prossimo settembre.

Nel decreto insomma è prevista l’introduzione della tassa di consumo, pari al 58,5% del prezzo a cui sono venduti sul mercato i “prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonee a sostituire il consumo di tabacchi lavorati nonché i dispositivi meccanici ed elettronici comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo”.

Questa decisione, anche se da tempo paventata, ha comunque destato l’indignazione e dei produttori e dei rivenditori, così come dell’Anafe ( Associazione Nazionale Fumo Elettronico), i quali temono che la tassazione possa soffocare sul nascere un mercato in forte espansione, che  ha iniziato a incidere sull’economia del nostro Paese.

Francesca RIGGIO

 

Confartigianato: “Situazione delle aziende italiane sempre più nera”

Sempre meno credito alle imprese italiane: in un anno, vale a dire da maggio 2012 a maggio 2013, i finanziamenti sono drasticamente diminuiti di 41,5 miliardi di euro, una percentuale pari al 4,9%. Un rapporto di Confartigianato traccia un quadro davvero inquietante, la mancanza di liquidità soffoca le aziende nostrane, per le quali i finanziamenti scarseggiano.

A peggiorare ulteriormente la situazione è la crescita del debito della Pa verso le imprese, che oggi ammonta a ben 91 miliaridi. Inoltre, nonostante il calo della quantità di finanziamenti si verifica un aumento dei tassi d’interesse: secondo Confartigianato, a maggio 2013 il tasso medio per i prestiti fino a 1 milione di euro è del 4,36% ma sale al 4,85% per i prestiti fino a 250.000 euro.

Questi valori da capogiro fanno dell’Italia il secondo paese, dopo la Spagna, per i tassi più alti d’Europa, la differenza rispetto alla media Ue è di 84 punti, mentre lo spread continua inesorabilmente a salire e la differenza tra i tassi pagati dalle nostre aziende e quelli delle imprese tedesche oggi è di ben 148 punti.

La morsa che soffoca le imprese italiane sembra non allentare la presa, e a farne maggiormente le spese, soprattutto per i tassi d’interesse sono le piccole aziende (con meno di venti addetti). A livello regionale la Calabria si piazza al primo posto con i tassi più alti, 10,58% , seguita dalla Campania(10,55% ) e dalla Puglia, con il 10,22%.

Dando uno sguardo alle province invece è Crotone a risultare la più in difficoltà, con le aziende costrette a pagare tassi d’interesse dell’8,4%.

Sul fronte debiti della Pa, i dati forniti dalla Confartigianato sono agghiaccianti, ben 91 miliardi di euro, una cifra che rispetto al 2009 è aumentata di 0,3 punti di Pil; in Francia, Regno Unito e Spagna invece si è verificata la situazione opposta con un netto calo.

L’Italia ha inoltre il “primato europeo” dei ritardi di pagamento: 170 giorni, ovvero 109 giorni giorni in più rispetto agli altri Paesi del nostro continente.La situazione delle aziende italiane dunque appare sempre più inquietante: chi sostiene che la fine della crisi sia ormai dietro l’angolo, dovrebbe forse ripensarci bene.

Francesca RIGGIO