Prima della pausa estiva, i rappresentanti dei partiti di maggioranza ragionano sulle modifica da apportare all’Imu o su una sua possibile sostituzione. Anche nella calda e vacanziera settimana di ferragosto continuano i contatti e gli incontri per cercare di trovare una non facile mediazione. Almeno su un punto (e non è poco a questi livelli su un tema così complicato) sembra emergere una qualche intesa tra Pd e Pdl: dal 2014 la vecchia Imu non ci sarà più e al suo posto si dovrà pagare una «service tax», che assorbirà l’Imu e la Tares, l’imposta sui rifiuti, oltre a una serie di imposte locali. Insomma, eliminare la tanto odiata imposta sulla prima casa per pagarla poi sotto falso nome, suona tanto come la classica minestra all’italiana.
Nel dossier di Saccomanni l’ipotesi della «service tax» era indicata come la migliore in sostituzione dell’Imu. Sempre nel dossier però si lascerebbe ai singoli Comuni la decisione se tassare o meno le abitazioni principali (dando loro la possibilità di azzerare l’aliquota). Il Tesoro potrebbe però devolvere ai sindaci 2 miliardi di euro (strutturali), che consentirebbero così di abbassare la tassazione complessiva. Staremo a vedere nei prossimi mesi, il rischio che cambino i nomi ma rimanga invariata la sostanza c’è…
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