La proroga degli Ecobonus crea posti di lavoro

La decisione di prorogare entrambi gli Ecobonus si è rivelata vincente, non solo per la percentuale degli italiani che hanno deciso di usufruirne, ma anche perché, tra il 2012 e il 2013, ha creato ben 335mila posti di lavoro, che salgono a 500mila calcolando l’indotto.

La Legge di Stabilità porterà ad un’ulteriore proroga, che estenderà la fruizione dei bonus per tutto il 2014.

Dal 2010 ad oggi, inoltre, si è registrata una vera e propria escalation, poiché, se nel primo biennio il valore totale degli investimenti oscillava fra 12 e 13 mld di euro, nel 2012 è salito a 14,5 mld e nel 2013 (primo anno in cui la maggiorazione ha effetto su 12 mesi) ha accelerato a 19 mld (un punto di PIL).
Per questo, le stime 2014 vedono il trend proseguire con 19,5 mld di investimenti stimati.

Nell’anno in corso, inoltre, gli investimenti più pesanti sono stati quelli riguardanti il bonus ristrutturazioni, con 14,5 miliardi, contro i 4,5 del bonus Energia.
Anche questo trend proseguirà nel 2014: 15,1 miliardi di investimenti per i lavori edilizi mentre gli interventi di riqualificazione energetica si attesteranno a livello di 4,5 miliardi.

Anche i posti di lavoro sono considerevolmente aumentati, poiché si è passati dai 117mila occupati diretti del 2011 (176mila calcolando anche l’indotto), a quota 144mila (216mila contando anche l’indotto) del 2012.
L’incremento maggiore è nel biennio 2013-2014, in cui gli incentivi sono per l’intero periodo al valore massimo: occupati diretti in entrambi i casi sopra quota 190mila, che salgono sopra 280mila unità con l’indotto.
Nel 2015, si scende a 141mila, nel 2016 a 103mila.

Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, sottolinea che i dati “confermano il contributo fondamentale che gli sgravi fiscali stanno dando allo sviluppo: una cifra superiore a un punto percentuale di PIL, che rappresenta una boccata di ossigeno per un settore importante come l’edilizia, che dal l’inizio della crisi ha perso oltre 500mila addetti e ha visto chiudere 12mila imprese“.

Vera MORETTI

Imu, rischio collasso per i Caf

L’incertezza sulle modalità di pagamento della seconda rata dell’Imu è come una valanga che lungo la sua corsa trascina con sé tutto quello che trova e che si ingrandisce sempre di più, mano a mano che prosegue sul suo cammino. Un esempio? L’allarme arrivato da Unimpresa.

Secondo l’associazione che costituisce il sistema di rappresentanza delle micro, piccole e medie imprese così come individuate dalle norme dell’Unione Europea, è allarme nei Caf (i centri di assistenza fiscale) per il calcolo della seconda rata Imu. L’approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata infatti troppo a ridosso delle scadenze.

Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai comuni di far pagare la quota di imposta relativa all’eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all’aliquota ordinaria (4 per mille) rende molto probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l’elevatissimo rischio di dare il via a un contenzioso di grandi proporzioni tra contribuenti e amministrazioni locali. Sono 900 Centri di assistenza fiscale, distribuiti in 60 province in tutta Italia, che aderiscono a Unimpresa.

Il decreto legge approvato mercoledì, ricorda Unimpresa, prevede il pagamento per la quota di Imu superiore alla aliquota base fissata al 4 per mille; i proprietari di abitazioni principali dovranno corrispondere ai comuni il 40% di questa eccedenza mentre il restante 60% è a carico dello Stato. Su 8.000 comuni complessivi, finora sono stati approvati circa 4.000 regolamenti Imu: c’è tempo fino al 5 dicembre ed è molto probabile che si assisterà ad aumenti selvaggi. I bilanci delle amministrazioni locali sono in rosso e l’opportunità offerta dal Governo col decreto approvato mercoledì consente di fare cassa rapidamente. Il decreto, infatti, fa scattare il prelievo extra sia per i comuni che hanno deliberato l’aumento dell’aliquota nel 2013 o devono ancora farlo, sia per i comuni che hanno confermato una aliquota superiore a quella base approvata lo scorso anno.

L’altro grave problema ricordato da Unimpresa, è la determinazione degli importi, considerato che il decreto Imu prevede che solo una parte (il 40%) dell’imposta si effettivamente pagata. “Il decreto – osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardiè una barzelletta. In un colpo solo sono stati spostati due termini, quello per le delibere comunali e quello per il versamento, ed è stata portata dal 16 dicembre al 16 gennaio la scadenza per i versamenti. E poi c’è l’aspetto politico. Il Governo di Enrico Letta si è rimangiato la promessa e alla fine, anche se per cifre non rilevanti, obbliga le famiglie a una ministangata”.

Imurtacci vostri! L’imposta sugli immobili è sempre più un caos

di Davide PASSONI

Siamo veramente il Paese di Pulcinella. Neanche sulla tanto contestata Imu il governo è riuscito a dare una risposta chiara e definitiva. Va bene che in Italia ammazza quasi di più l’incertezza fiscale che il fisco stesso, ma con l’imposta sulla prima casa il governo ha sfiorato ancora di più il ridicolo.

Dopo la pubblicazione dei decreti sulla Gazzetta Ufficiale è infatti ancora più chiaro il caos che regna in materia. Prima la parte della seconda rata a carico dei cittadini, adesso la clausola di salvaguardia posta a garanzia dell’incasso, per cancellare la prima rata. Una mossa che prevedeva che il gettito in sarebbe arrivato dalla sanatoria sui giochi on line (600 milioni) e dalla maggiore Iva incassata dopo l’accelerazione dei pagamenti dei debiti della PA. (925 milioni). Ma, almeno per i giochi, non sarebbe andata come il ministro Saccomanni sperava, avendo incassato poco più della metà di quanto previsto; in sostanza, mancano i soldi: scattano quindi gli aumenti degli acconti Ires-Irap (per le aziende) e delle accise (gas, energia, alcolici ma non benzina, almeno per ora…).

Insomma, buio totale. Ecco perché questa settimana noi di INFOIVA cercheremo di capirne di più. Perché se, come detto all’inizio, l’incertezza fiscale è, sia per le imprese sia per i cittadini, quasi più dannosa della marea di tasse stessa, non possiamo arrenderci al fatto di essere trattati come sudditi. Il nostro compito è quello di mantenere alta l’attenzione: sudditi sì (purtroppo), scemi no.

Bene il rafforzamento dei Confidi ma non a discapito dei territori

Unioncamere ha voluto commentare l’emendamento dei relatori al Disegno di Legge Stabilità approvato nella commissione Bilancio del Senato che istituisce un fondo in favore dei Confidi finanziato in parte dal sistema camerale ed in parte dal fondo di garanzia per le pmi.
Se, da una parte, il sistema camerale italiano condivide la necessità di procedere verso un deciso rafforzamento del sistema Confidi, dall’altro sostiene che ciò non possa avvenire a discapito degli investimenti sui territori a favore delle imprese.

Cosa significa ciò? Semplicemente che le risorse a favore dei Confidi non possono derivare dal taglio di quelle destinate alla promozione delle imprese.
Sono le rappresentanze associative sui territori che sanno come investire il diritto annuale che le imprese stesse affidano alle Camere di commercio.

Unioncamere ha voluto confermare la sua disponibilità a studiare approfonditamente ogni meccanismo che sta alla base del sistema dei Confidi, compresi quelli non sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia, al quale le Camere di commercio contribuiscono già in misura molto consistente, ma senza togliere risorse ai territori come invece prevede l’attuale formulazione dell’emendamento.

Vera MORETTI

Risultati sondaggio: “Tassare le pensioni d’oro…”

 

“La proposta di tassare le pensioni sopra i 90mila euro è…”, questo è il sondaggio che vi abbiamo proposto ad inizio settimana e oggi, come ogni domenica, cerchiamo di interpretarne i risultati, in base alle vostre numerose risposte. La proposta era stata rilanciata nelle precedenti settimane dal Codacons: “E’ una vergogna prendersela solo con i pensionati che non sono certo milionari, senza tassare le pensioni d’oro. Non è solo un fatto di giustizia sociale, ma anche economico. Il problema dell’Italia, infatti, ed il motivo per cui le famiglie sono sul lastrico, è che le pensioni e gli stipendi sono bloccati da anni mentre le tariffe pubbliche, i rifiuti, l’acqua, le multe, i pedaggi autostradali, il canone Rai, le tariffe postali, i canoni d’affitto, i trasporti locali sono regolarmente indicizzati”.

A sfondare la soglia della maggioranza assoluta l’opzione di risposta più diffidente per un provvedimento che non sembra di semplice attuazione: “L’ennesimo specchio per le allodole, ormai non ci caschiamo più” raggiunge il 56% delle preferenze totali, sottolineando a perfezione lo stato d’animo sempre meno fiducioso nelle istituzioni da parte dei cittadini italiani, stanchi di promesse spesso difficilmente mantenute. Nettamente distanziata l’opzione più speranzosa “La soluzione migliore in un periodo di sprechi come questo” che raccoglie solo il 28% dei voti dei nostri lettori. Rispettivamente ferme all’11% e al 5% le opzioni di risposta “Una delle poche proposte serie da prendere in considerazione, meglio tardi che mai…” e “Una proposta e tale rimarrà…”

Jacopo MARCHESANO