Ormai è stato detto e ridetto: per non soccombere e rimanere altamente competitive, le pmi devono affidarsi ad innovazione e tecnologia.
Ora però ci sono anche i numeri a confermarlo, e arrivano da una ricerca condotta dall’istituto Oxford Economics su 2.100 Cio e decisori It di Pmi operanti in tutti i principali settori, con un fatturato annuo compreso tra i 20 e i 750 milioni di dollari, in 21 Paesi del mondo.
Tra queste, come si stanno comportando le pmi italiane?
Ebbene, a quanto pare il 59% di esse, e quindi in linea con il resto d’Europa, sta evolvendo i propri modelli di business, l’offerta di prodotti e le strategie di go-to-market per rimanere al passo con i nuovi scenari di mercato.
In questa direzione, il 55% delle pmi italiane sta avviando nuove collaborazioni con fornitori e partner di altri Paesi, dimostrando la propria propensione e volontà a muoversi ed espandersi a livello internazionale: non a caso, nel 32% dei casi l’espansione del business su scala globale è considerata un fattore altamente strategico per la competitività e la crescita.
Solo il 14% delle Pmi del nostro Paese (contro il 21% a livello europeo) non genera ricavi al di fuori dell’Italia, dato destinato a scendere all’8% nei prossimi 3 anni (contro il 15% previsto in Europa). Inoltre, circa un terzo (31%) delle imprese italiane prevede che nei prossimi 3 anni tra il 21% e il 40% dei propri ricavi sarà generato su scala globale, contro il 24% odierno.
Non si tratta, dunque, di risultati negativi, anche se, tra le piccole e medie imprese in Italia, c’è la convinzione che più di tutto, per mantenersi attivi sul mercato, serve l’innovazione, considerata lo strumento per il raggiungimento dell’efficienza e il contenimento dei costi (per il 46% delle aziende, rispetto al 49% a livello europeo). In questo contesto, la tecnologia gioca un ruolo fondamentale.
A fronte di un 47% che dichiara di investire in innovazione tecnologica solo quando esiste un chiaro ritorno sugli investimenti (Roi), entro i prossimi 3 anni le Pmi italiane prevedono un incremento consistente nell’utilizzo della tecnologia a servizio del business.
In particolare, le soluzioni di business analytics ricevono le previsioni di crescita maggiore, passando dal 32% al 48% di utilizzo.
Crescerà del 36% anche l’uso dei social media, utilizzati oggi dal 28% delle Pmi, così come sperimenterà un incremento l’adozione di soluzioni cloud, sfruttate oggi dal 33% delle imprese e destinate a salire al 44% (con una crescita del 33%).
Infine, ad aumentare sarà anche l’uso di tecnologie oggi già ampiamente presenti all’interno delle Pmi come i software gestionali, utilizzati nel 47% dei casi e per i quali è prevista una crescita del 17%, e il mobile, che passerà dal 45% odierno al 48% nei prossimi tre anni.
L’incertezza economica, per il 45% delle pmi nostrane, è da spiegarsi soprattutto considerando il movimento storico che stiamo vivendo, colpevole di generare apprensione molto più che in altri Paesi d’Europa, dove la percentuale in questo caso è ferma al 30%.
A seguire, secondo quanto evidenziato dallo studio, anche i costi del lavoro in costante crescita (31%) e il livello di competizione globale sempre più alto (26%) rappresentano ulteriori fattori di indeterminatezza fortemente sentiti dalle imprese in Italia.
Vera MORETTI
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