di Davide PASSONI
Una delle caratteristiche che ci contraddistingue come italiani è quella di avere un sacco di fantasia. Peccato, però, che questa fantasia spesso e volentieri la mettiamo in campo anche quando combiniamo pasticci e casini di varia natura. Capita anche nel mondo dell’impresa, delle professioni e della politica. E, a proposito di pasticci, questa settimana INFOIVA vuole fare il punto sul Pos obbligatorio per i professionisti.
Una misura introdotta, si dice, per contrastare le possibile evasioni, oltre che per garantire maggiore trasparenza nei rapporti tra professionisti e clienti. Sempre nell’idea, sbagliata, che il mondo delle libere professioni sia una sorta di giungla nella quale la parola d’ordine è “fregare”, sempre e comunque: il cliente, lo stato, la deontologia.
Una misura della quale si parla da quasi due anni ma che, tra passi avanti, indietro, di lato, decreti attuativi che non arrivano, accuse incrociate e fuoco altrettanto incrociato, si è trascinata fino a ora. Come spesso accade, intenti nobili o convinzioni errate danno comunque vita a soluzioni che, spesso, sono peggio del problema. Se non altro per il disagio che l’adempimento di questa misura porterà ai piccolissimi studi e ai free lance.
Cercheremo di capire, dalla voce dei protagonisti, quale possa essere la reale efficacia dell’introduzione del Pos obbligatorio per i professionisti, se davvero è un aiuto all’emersione del nero o se, come i soliti maligni sostengono, un aiuto alle banche, viste le commissioni che incassano su ogni singola transazione. Ma non era il governo Monti quello amico delle banche? Mah…
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