“Le imprese italiane hanno il primato negativo del prelievo più alto del Fisco tra i Paesi avanzati”. È quanto emerge da una nota della Cgia di Mestre, che rileva come l’inasprimento del Fisco abbia colpito il 95% delle aziende presenti in Italia, portando la pressione fiscale su queste imprese a oscillare tra il 53 e il 63%, a un livello mai raggiunto in passato e, rispetto al 2012, le microimprese fino ai 10 addetti hanno subito un aggravio che va dai 270 ai 1.000 euro.
Il livello dell’imposizione sul lavoro nel nostro paese da metà degli anni 90 «si è innalzato in modo netto al di sopra di quello dei principali partner europei, aprendo così un divario sostanziale, in termini di costo del lavoro, che ha effetti negativi sulla competitività delle imprese», rileva il Centro studi di Confindustria. La tassazione sul lavoro in Italia è al primissimo posto in Eurozona, nettamente sopra la media Ue. L’incidenza del prelievo fiscale sui redditi da lavoro, misurata con l’aliquota implicita, è stata infatti nel 2011 seconda solo al Belgio: 42,3% contro il 42,8%. E contro il 37,7% dell’Eurozona e il 35,8% dell’Ue-27.
Tutto questo, ovviamente, per tenere il ritmo dell’economia sommersa, che solo nel 2012 era pari al 21,6% del Pil. Della serie: ci rimettono sempre i soliti… Gli onesti.
Jacopo MARCHESANO
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