Ricucito Sartoria, il franchising del cucito

In un periodo di crisi in cui si cerca di risparmiare su tutto ciò che è superfluo, ritornano in auge alcuni mestieri che, con l’avvento del consumismo più sfrenato, erano stati accantonati.
Ma, invece di sparire, stanno ora risorgendo, proprio in nome del risparmio e della lotta contro lo spreco.

Un esempio lampante è quello di Ricucito Sartoria, che propone anche un franchising per coloro che sono interessati ad aprire un negozio nel settore.

Per chi non ha a disposizione un locale da allestire, c’è anche la possibilità, grazie alla partnership con Oviesse, di aprire un corner di sartoria all’interno dei negozi OVS e Upim.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Ricucito Sartoria.

Come fare in caso di mancato pagamento della mini Imu

Il termine ultimo è scaduto: la scadenza per il pagamento della mini Imu e della maggiorazione della Tares era stata fissata per il 24 gennaio.

Il primo balzello consiste nel pagamento del 40% della maggiore Imu risultante dall’applicazione dell’aliquota deliberata dal Comune rispetto l’aliquota base del 4 per mille. Secondo le nostre stime sono circa 9.128.000 i proprietari di abitazioni. Il tributo non va pagato laddove l’ammontare sia inferiore ai 12 euro, salvo che il Comune non abbia disposto diversamente.
La maggiorazione Tares è, invece, un tributo di 30 centesimi al metro quadro introdotto dal governo Monti con il decreto Salva Italia.

In caso di mancato pagamento, se entro un anno il contribuente non avrà provveduto al pagamento della suddette imposte, scatta a suo carico una multa pari al 30% dell’importo dovuto, più gli interessi di mora dell’1 per mille annuo (dal 2014) e le spese per la notifica.

Se il cittadino si accorge del mancato pagamento e intende provvedere può avvalersi di tre modalità di pagamento con sanzioni ridotte:

  • Ravvedimento oneroso sprint: Il d.l. 98 del 06/07/2011, prevede che laddove il contribuente non abbia pagato le imposte, può farlo entro 14 giorni dalla scadenza originaria, versando lo 0,2% di sanzioni per ogni giorno di ritardo.
  • Ravvedimento breve: Dal quindicesimo al trentesimo giorno di ritardo dalla scadenza del pagamento, la sanzione è ridotta ad al 3% dell’importo.
  • Ravvedimento lungo: La sanzione è ridotta al 3,75% dell’importo.

Per quanto riguarda il ritardo nei pagamenti della Tares, non è prevista nessuna sanzione se il versamento dell’addizionale Tares è insufficiente o non è stato effettuato per il mancato invio del bollettino del saldo Tares 2013 e del modello F24 relativo ai servizi indivisibili da parte del Comune.

Vera MORETTI

Stabili benzina e diesel, in calo il gpl

Il fine settimana si sta avvicinando e porta buone notizie per gli automobilisti, che non troveranno brutte sorprese quando dovranno fare benzina.
I prezzi, sia per la verde sia per il diesel, si presentano infatti stabili, senza colpi di scena in ribasso, ma neanche in rialzo.

Unici ritocchi, per difetto, sono quelli riguardanti il gpl, che si dimostra ancora una volta in controtendenza.

Per quanto riguarda le medie nazionali di oggi, benzina e diesel sono rispettivamente a 1,770 e 1,701 cent/litro, mentre, più nel dettaglio a livello Paese, vediamo la verde oscillare da 1,761 di Eni a 1,776 cent/litro di Tamoil, e il diesel, invece, passa da 1,694 di Esso a 1,706 cent/litro di IP e ancora Tamoil.

Vera MORETTI

Dal Mise, nuova misura per le pmi

Un nuovo strumento verrà incontro alle pmi per poter accrescere la propria competitività.
Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, emanato di concerto con il Ministro dell’ Economia e delle Finanze e attuativo della norma del “Dl Fare” vuole infatti migliorare la competitività del sistema produttivo del Paese e migliorare l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese.

Possono beneficiarne le pmi appartenenti a tutti i settori produttivi, inclusi agricoltura e pesca, che realizzano investimenti in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché investimenti in hardware, software e tecnologie digitali.

Nel dettaglio, la misura prevede:

  • la costituzione presso Cassa Depositi e Prestiti di un plafond di risorse fino a un massimo di 2,5 miliardi di euro, eventualmente incrementabili con successivi provvedimenti fino a 5 miliardi, che le banche e gli intermediari finanziari potranno utilizzare per concedere alle Pmi, fino al 31 dicembre 2016, finanziamenti di importo compreso tra 20.000 e 2 milioni di euro a fronte degli investimenti sopra descritti;
  • la concessione da parte del Mise di un contributo in favore delle Pmi, che copre parte degli interessi a carico delle imprese sui finanziamenti bancari di cui sopra, in relazione agli investimenti realizzati. Lo stanziamento complessivo di bilancio è pari a 191,5 milioni di euro per gli anni 2014-2021. Il contributo è pari all’ammontare degli interessi, calcolati su un piano di ammortamento convenzionale con rate semestrali, al tasso del 2,75% annuo per cinque anni;
  • la possibilità di beneficiare della garanzia del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, fino alla misura massima prevista dalla vigente normativa (80% dell’ammontare del finanziamento), sul finanziamento bancario, con priorità di accesso.

Per quanto riguarda la procedura per la concessione del contributo, è stato previsto un meccanismo automatico e di accesso semplificato. Infatti, l’impresa presenta alla banca, all’atto della richiesta del finanziamento, una dichiarazione-domanda per l’accesso al contributo ministeriale, attestando il possesso dei requisiti e l’aderenza degli investimenti alle previsioni di legge.
Una volta che la banca ha adottato la delibera di finanziamento, il Mise procede, in tempi molto contenuti, alla concessione del contributo e a darne comunicazione all’impresa.

L’erogazione del contributo è prevista al completamento dell’investimento autocertificato dall’impresa ed è effettuata in quote annuali secondo il piano di erogazioni riportato nel provvedimento di concessione.

Il termine iniziale di apertura dello sportello per la presentazione delle domande alle banche e agli intermediari finanziari aderenti alla Convenzione tra Mise-Cdp-Abi sarà fissato con circolare della Direzione generale per l’incentivazione delle attività imprenditoriali di prossima emanazione.

Vera MORETTI

Alessandrucci: “Il Pos obbligatorio è davvero l’unico modo per far emergere il sommerso?”

Dopo le testimonianze del presidente di Federarchitetti, Paolo Grassi, e del Segretario nazionale INT, Edoardo Boccalini, in merito all’obbligatorietà del Pos per le imprese i professionisti, oggi abbiamo incontrato la presidentessa CoLAP Emiliana Alessandrucci, che rispetto alle altre dichiarazioni è meno catastrofica. «Ovviamente noi speravamo si potesse rinviare anche al 2015 come sembrava in un primo momento, ma l’opinione del CoLAP sul Pos non è totalmente negativa. Qualsiasi strumento che serva a far emergere il sommerso per noi è positivo, ma vessare i nostri professionisti di un ulteriore costo aggiuntivo facendo passare il messaggio che noi dobbiamo sobbarcarci il peso e soprattutto il costo dell’evasione fiscale non ha senso». 

A differenza del presidente Grassi che considerava il provvedimento «un tributo del Governo alle banche», la presidentessa CoLAP accusa l’esecutivo di non «essersi esposto maggiormente per modificare una normativa che non gravasse troppo sui professionisti».  Dalle dichiarazioni di Alessandrucci traspare il pessimismo per un mondo dei professionisti che regolarmente non viene coinvolto quando si tratta di redigere nuove e importanti procedure che potrebbero modificare gli assetti dello Stato, «almeno per verificare quanto siano attuabili tali provvedimenti, senza rischiare norme ai limiti dell’inutilità come questa. Era davvero l’unico provvedimento attuabile contro l’evasione fiscale? Ho l’impressione che il nostro mondo non lo si conosca per niente». 

 Jacopo MARCHESANO

Robe di Kappa, il franchising dell’abbigliamento sportivo

Robe di Kappa, conosciuto marchio di abbigliamento sportivo, è anche un network in franchising che è sempre alla ricerca di nuovi affiliati.

Il team ha le idee chiare su come deve essere l’imprenditore tipo ed ha stilato alcune caratteristiche e candidati ideali:

  • giovani alle prime esperienze lavorative che vogliono diventare imprenditori
  • persone che hanno perso il lavoro
  • negozianti affaticati dalla contingenza finanziaria, che vogliono rilanciare la propria attività ricreando valore reddituale e patrimoniale
  • franchisee di qualunque settore.

I compiti del franchisee:

  • Selezione e assortimento del prodotto
  • Gestione dei prezzi
  • Gestione del visual interno e delle vetrine
  • Marketing locale
  • Gestione delle risorse umane

I compiti del franchisor:

  • Trasferimento del know how attraverso una costante formazione pre e post apertura
  • Assistenza costante al franchisee
  • Marketing globale e programmi di fidelizzazione della clientela
  • Trasferimento principi di visual e allestimento

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Robe di Kappa.

La giovane creatività italiana a Room Service

La moda apre le sue porte ai giovani, quelli che, più di altri, hanno saputo distinguersi con la loro creatività, ma anche un profondo rispetto per la tradizione sartoriale ed artigianale italiane.

I “best 12” hanno avuto la possibilità di esporre le loro creazioni di spicco durante la quinta edizione di Room Service, il progetto ideato ed organizzato da Simonetta Gianfelici per Altaroma.
Per 3 giorni, le stanze del Rome Marriott Grand Hotel Flora si sono trasformate in salotti-atelier e botteghe, per mettere in mostra abiti, accessori, gioielli e nuove fragranze.

La curatrice della mostra ha dichiarato soddisfatta: “Stile e ricerca, artigianalità e innovazione: sono questi i valori che generano quel lusso fatto di sostanza e non semplicemente di apparenza che si manifesta in un fascino sempre evidente, ma discreto e si attesta sui toni di un raffinato understatement, merito di quella passione per l’eccellenza che caratterizza da sempre il made in Italy. ‘Room Service’ fa della qualità e della ricerca i propri capisaldi. E’ per questo che ho selezionato i migliori designer basandomi sull’esclusività e la sperimentazione delle loro creazioni“.

Le stanze, in tutto 12, nelle quali era organizzato lo spazio espositivo, sono diventate luoghi di incontro tra operatori del settore e il pubblico, che ha potuto così entrare in contatto con ideatori e realizzatori delle opere esposte.

Ecco chi sono i “magnifici dodici”:
Alberto Zambelli è un giovane stilista che nel 2007 ha vinto il concorso Fashion Incubator indetto da Camera nazionale della moda e che poi ha fondato la sua Maison, Archivio Privato. Ma non si occupa solo del suo brand, poiché alcune sue collezioni sono dedicate ai mercati giapponese e coreano.

Carola Pennacchiotti, ha frequentato la facoltà di Economia e Management e successivamente il dottorato in Innovazione e Tutela dei consumatori. Recentemente ha dato vita alla prima collezione del marchio Carola Roma, interamente e rigorosamente Made in Italy.

Cecilia Capuano realizza gioielli con il suop brand omonimo, fondato nel 2011 ed esposti, da tre anni, nello showroom romano all’interno di un convento del XVI secolo, a pochi passi dal Colosseo.

Sabrina Clementi, invece, è depositaria di Clemsa, un brevetto e un viaggio di ricerca che nasce dal progetto della sua tesi in Product Design, con l’obiettivo di realizzare artigianato tessile, attraverso una sorta di tappezzeria indossabile, con una linea di accessori ed elementi di interior design.
Nato come laboratorio di ricerca e punto vendita interamente dedicato al denim, invece, Doddo Officina Indaco, situato nel cuore del Ghetto, realizza tre collezioni ed è un luogo destinato a trasformarsi in punto d’incontro dove scambiare idee sulle tendenze del momento.

Flavia La Rocca, che ha iniziato la sua carriera negli uffici stampa delle maison più conosciute, anche a livello internazionale, ha fondato nel 2011 il marchio d’abbigliamento Flavialarocca, che nel 2013 è stato selezionato, tra i designer emergenti, da Vogue Talents e si è aggiudicato la vittoria del concorso The Talents Night, promosso da Vogue Italia e Visa.

E’ del 1971 Camilla Stipa, che nel 2009 ha dato vita al brand Ka-Mo, la prima collezione al mondo di sandali multi-face, dal design brevettato ed è stata selezionata tra i finalisti del concorso Who Is On Next?, promosso da Altaroma in collaborazione con Vogue Italia.

Maria Federica Bachiddu si è distinta per la cappa, un capo che ha deciso di reinventare in una collezione di sessanta capi, tutti unici e Made in Italy.

Elena Longhi ha iniziato la sua carriera nel campo media e pubblicità e nel 2013 ha dato vita al brand di accessori Ninael, con l’idea di realizzare creazioni che uniscano il meglio del made in Italy a un design contemporaneo, metropolitano e allo stesso tempo pratico ed elegante.

I profumi sono invece il settore di Angelo Orazio Pregoni, con il marchio O’Driù, fondatore del movimento Nouse Art, fulcro di rivoluzionarie performance artistiche che hanno come protagonista l’olfatto.

Le fragranze sono l’ambito in cui si è distinta anche Marina Sersale, che ha presentato al Room Servide la sua Eau d’Italie, la prima fragranza ispirata agli aromi del Mediterraneo creata nel 2004 per celebrare il 50° anniversario dell’Hotel Le Sirenuse di Positano.

Last but not least, Patrizia Corvaglia, designer, scultrice e maestra d’arte, che si dedica alla creazione di gioielli e collabora con importanti studi e laboratori orafi, ma anche fondatrice di un suo brand che risale ormai al 2002.

Vera MORETTI

Marchionne munge l’Italia e scappa

di Davide PASSONI

Partiamo da un punto: a noi l’ingegner Marchionne non dispiace. Ben lungi dall’allestirgli altarini devozionali e dal valutare ogni sua mossa come la trovata geniale del manager del secolo, ci mancherebbe altro. Però il suo lavoro, da bravo uomo d’azienda che deve portare profitto più alla proprietà che agli azionisti lo ha sempre fatto; nell’interesse della Fiat (ossia degli Agnelli) e delle proprie tasche. Nulla di scandaloso.

In questa logica rientra anche la fresca nascita di Fiat Chrysler Automobiles, la scelta della sede legale in Olanda e del domicilio fiscale nel Regno Unito: tasse più razionali e, soprattutto, più basse, significano maggiori margini da reinvestire in sviluppo e prodotti (si spera…) o da dividere tra azionisti e proprietà (più probabile). Tutto logico, razionale.

Peccato che in questa manovra di espatrio manchi una parola che, per chi fa business e impresa in maniera un po’ romantica – e non è il caso del manager col pullover -, ha ancora un peso e un valore: riconoscenza. Riconoscenza verso l’Italia. Al netto dei tanti modelli di auto toppati negli anni dalla Casa di Torino e da strategie di mercato sbagliate, l’Italia ha dato i natali a Fiat per poi metterla nelle condizioni di perdere quote di mercato in modo spaventoso, è vero: grazie a un costo del lavoro tra i più alti in Europa, a politiche del lavoro ferme a 40 anni fa, a sindacati fermi al XIX secolo, alla schizofrenia fiscale che ha reso il Paese un terreno da cui fuggire a gambe levate. Però è la stessa Italia che ha salvato l’azienda più volte con i soldi pubblici (i nostri, anche quelli di chi ha una Peugeot o una Bmw), anche nell’era Marchionne; che si è inventata gli incentivi alla rottamazione; che ogni volta che per l’azienda vi era un costo se lo metteva in capo mentre, quando per l’azienda c’era un ricavo, questo andava agli azionisti; che si è sfondata di ammortizzatori sociali senza ammortizzare il malessere sociale.

Insomma, Marchionne ha la residenza in Svizzera, Paese notoriamente zeppo di mucche i cui proprietari gli hanno insegnato bene una cosa: a mungere la vacca fino a che si può e, quando le mammelle sono vuote, ciao a tutti. La vacca continuerà a mangiare per fare ancora latte, ma servirà ad altri perché ormai troppo caro (Electrolux?); chi l’ha munta per anni venderà altrove il formaggio, con margini migliori.

Qualcuno dirà che l’Italia se l’è meritato, qualcun altro dirà che è una mossa infame, qualcun altro ancora aspetterà di capire se davvero, come comunicato dall’azienda, stabilimenti e livelli occupazionali in Italia non subiranno contraccolpi. Noi diciamo una cosa: ma almeno un grazie, no?

Rinviato a giugno l’obbligo dei POS per professionisti

 

Il caos sull’obbligatorietà del Pos per professionisti e imprese per le transazioni sopra i 30 euro, tra rinvii e polemiche, non sembra avere fine. Con due emendamenti recanti le firme di Andrea Augello dell’Ncd e di Hans Berger delle Autonomie, approvati dalla commissione Affari costituzionali del Senato al decreto Milleproroghe, l’obbligatorietà slitta da gennaio 2014 al 30 giugno 2014. Il rinvio è stato motivato con la necessità di dare il tempo necessario agli interessati di dotarsi di terminale Pos.

Di conseguenza slitta anche l’obbligo limitatamente ai pagamenti effettuati a favore di professionisti che, per lo svolgimento di attività di vendita di prodotti e prestazione di servizi, producano un fatturato dell’anno precedente a quello nel corso del quale è effettuato il pagamento superiore a 200mila euro, nonostante la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del 27 gennaio 2014 del decreto interministeriale del 24 gennaio 2014, intitolato “Disposizioni sui pagamenti elettronici”.

LE OPINIONI SUL POS OBBLIGATORIO SU INFOIVA.COM

Paolo Grassi – Federarchitetti
Edoardo Boccalini – Istituto Nazionale Tributaristi
 

 

Nuove regole per l’e-commerce

Nuove norme per l’e-commerce nella Ue, che dovranno dunque essere osservate dai 28 Stati Membri.
Si tratta di regole pensate per tutelare maggiormente i consumatori, in particolare dando maggiori garanzie nelle procedure di acquisto, e di conseguenza favorire il commercio elettronico.

Ma anche le imprese che operano online riceveranno benefici, a partire da un miglior funzionamento del mercato interno, ma anche su notevoli risparmi in termini di oneri amministrativi.

Alcune delle nuove norme riguardano il risarcimento rapido ai consumatori, in caso di acquisti non andati a buon fine.
Le nuove regole si applicano a tutta l’Europa e hanno stabilito un termine di 14 giorni per restituire la merce acquistata online, per telefono o per corrispondenza, nel caso in cui si cambi idea per qualsiasi ragione. Inoltre, se i rivenditori intendono addebitare ai clienti i costi della restituzione della merce in caso di ripensamento sono obbligati a specificarlo chiaramente e in anticipo.

Sarà in futuro vietato anche utilizzare le caselle preselezionate in caso di opzioni extra per l’acquisto, come capitava soprattutto per i biglietti aerei, le cui transazioni spesso implicavano l’involontario acquisto anche un’assicurazione per il viaggio.
Per le opzioni extra sarà obbligatorio lasciare la casella deselezionata di default, dando la possibilità al cliente di selezionarla in base alla propria volontà ed esigenza.

Il costo totale dei prodotti e servizi dovrà essere esposto chiaramente e non potranno essere addebitate sovrattasse o costi aggiuntivi se non chiaramente specificati prima dell’ordine.
Per quanto riguarda il pagamento con carte di credito dovrà essere stabilito un massimale per le sovrattasse e i commercianti non potranno addebitare ai consumatori più dei costi sostenuti da loro stessi per offrire tale sistema di pagamento.

Nel caso in cui il consumatore debba chiamare un numero a pagamento sarà vietata l’applicazione da parte degli operatori telefonici di tariffe superiori a quelle di base per le normali chiamate.

Vengono poi previste maggiori informazioni precontrattuali per i consumatori in tutti i tipi di contratto di consumo e in particolare nei contratti a distanza e negoziati al di fuori dei locali commerciali.
I potenziali clienti di un sito di e-Commerce avranno quindi a loro disposizione strumenti adatti per valutare l’acquisto e fare scelte consapevoli. Gli operatori, d’altro canto, potranno operare in maniera più trasparente e funzionale sia nel mercato interno che in quello transfrontaliero.

Vera MORETTI