Daverio: “Jobs Act non tutto da buttare, ma pur sempre marginale”

Dopo l’intervista di ieri a Francesco Rotondi, socio fondatore dello studio legale LABLAW, sempre in merito al Jobs Act rendiamo, oggi abbiamo raccolte le dichiarazioni dell’Avvocato Fabrizio Daverio, fondatore dello Studio Legale Daverio & Florio, specializzato nel Diritto del Lavoro e nel Diritto della Previdenza Sociale che fornisce assistenza legale giudiziale e stragiudiziale in Italia e all’estero.

«Annunciata come una grande manovra sul lavoro,  il Jobs Act assomiglia più ad una insieme di misure specifiche che vanno a toccare solo alcuni aspetti della materia senza però, da sole, avere la forza di creare una riforma sostanziale del lavoro» ha dichiarato critico il giuslavorista che ha anche sottolineato l’assenza della «proposta del contratto unico di inserimento, che con tutti i suoi limiti e dubbi di legittimità costituzionale, andava comunque verso una precisa direzione: quella di far assumere i giovani retribuendoli e al tempo stesso offrire garanzie ai datori di lavoro». 

Per l’Avv. Daverio, però, non tutto è da buttare: «per quanto riguarda i contratti a termine e l’apprendistato, infatti,  la riforma va sicuramente nella giusta direzione.  In particolare,  grazie al contratto a termine senza causale per tre anni, si sbloccheranno i cancelli di entrata nel mondo del lavoro, poiché, di fatto, assisteremo ad una liberalizzazione “a tempo” dei suddetti contratti. In pratica, liberalizzando sia pure a termine, per una durata massima di 36 mesi i contratti, si faciliterà l’ingresso al lavoro». 

«Non così incisivo  – conclude Daverio – appare invece il Jobs Act per quanto riguarda la CIGS, per la quale non sono stati fatti numeri e cioè l’aspetto più importante. Senza risorse, quindi,  risulta molto difficile valutare una riforma che si basa su ottime intenzioni ma che, in questo senso, appare marginale e senza impatto significativo». 

Jacopo MARCHESANO