E’ stato dato l’ok all’accordo intergovernativo che prevede un fondo salva-banche europeo, previsto dall’Unione bancaria.
La firma dei rappresentanti dei 26 stati membri è avvenuta mercoledì 14 maggio, che ha segnato dunque l’avvio dell’accordo sul “trasferimento e la mutualizzazione dei contributi al fondo unico”.
L’accordo completa la regolamentazione recentemente adottata dal Parlamento Ue che crea il meccanismo unico di risoluzione (SRM), come è stato specificato dal comunicato emanato dal Consiglio: “Il SRM ha lo scopo di assicurare il fallimento ordinato delle banche senza ricorrere ai soldi dei contribuenti”.
Si farà ricorso sistematico al bail-in, cioè contributo dei privati come azionisti e obbligazionisti, in linea con la direttiva su risanamento e risoluzione adottata all’inizio di maggio (BRRD), e sarà poi possibile il ricorso al fondo comune (SRF).
In base all’accordo intergovernativo (IGA) il fondo sarà costituito in otto anni, raggiungendo almeno l’1% del totale dei depositi coperti di tutti gli istituti di credito autorizzati in tutti gli Stati membri partecipanti. La stima per il fondo è che arrivi a 55 miliardi.
Ogni Stato raccoglierà la sua parte con una tassa sulle banche e la trasferirà al fondo comune, che inizialmente sarà costituito da compartimenti nazionali che poi durante gli otto anni si fonderanno.
Questa mutualizzazione dei compartimenti nazionali sarà del 40% il primo anno e del 20% il secondo, e il contributo proseguirà poi in modo progressivo fino a riempire tutto il fondo.
Il contributo di ogni singola banca sarà aggiustato in proporzione al profilo di rischio.
Nel periodo di transizione, cioè fino a che il fondo non sarà pienamente operativo, in caso di necessità si farà ricorso ad un finanziamento ponte che verrà dagli Stati, sostenuti da contributi delle banche, o dal fondo salva-Stati Esm “usato con le regole correnti” cioè prestando agli Stati.
Vera MORETTI
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