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La tassazione delle rendite finanziarie

Dal 1 luglio l’attuale tassazione sulle rendite finanziarie dovrebbe passare al 26%, esclusi i titoli di Stato italiani e di Paesi “white list”, che rimane al 12,5%.
Vediamo però come incide realmente la tassazione sui proventi da investimento.
Tutto dipende da quale regime fiscale avete scelto, essendo possibili quattro opzioni: dichiarativo, amministrato, gestito e polizza vita.
La grossa differenza consiste nella disparità di trattamento delle minusvalenze che derivano da OICR, quindi Fondi comuni di investimento e Etf. Infatti, se si è realizzato un valore positivo, viene considerato reddito da capitale e tassato, mentre se è negativo viene considerato reddito diverso e quindi compensabile solo con altri redditi diversi. Perchè? MIstero!
Questa, oltretutto non è una norma di legge ma una prassi bancaria. Pura follia!
Attenzione, perché molte banche non inseriscono la vostra posizione a credito, derivante da minusvalenze da OICR, in automatico, come tutti credono e come sarebbe logico, ma solo dietro richiesta del cleinte, oppure dovete essere voi stessi (nel caso abbiate l’home banking) a caricarvi tutte le minusvalenze nel dossier relativo ai redditi diversi. Se non lo fate, non potrete mai compensare nulla con eventuali redditi diversi generati, perché le minusvalenze da OICR semplicemente non risulteranno.
Pazzesco!
La tabella 1 chiarisce quali sono redditi da capitale e quali redditi diversi:


Facciamo ora riferimento alle tabelle seguenti, nelle quali sono evidenziati regimi fiscali diversi, per un investimento di 100.000 euro, in 10 anni, totalmente investito in OICR, con rendimento medio lordo del 6,5 e con il 55% di operazioni in utile e il 45% di operazioni in perdita.

Nella tabella 2, abbiamo tre soluzioni: con il risparmio amministrato, è evidente che tutti i crediti fiscali che derivano da operazioni in perdita, se non vengono recuperati nei 4 anni successivi da utili da redditi diversi, diventano una ulteriore tassazione. Portano quindi la fiscalità reale al 47%. E’ possibile ottenere utili da redditi diversi, ma questo significa utilizzare prodotti a rischio più elevato e che probabilmente non sono adatti all’investitore in fondi. Inoltre non è certo che questi utili si ottengano, generando quindi ulteriori perdite e crediti fiscali.

Nell’ipotesi del risparmio gestito, invece, le minusvalenze sono compensate direttamente con le plusvalenze e non generano quindi nessun credito fiscale, abbassando la tassazione reale di 18 punti, 29%.
Nell’ultima soluzione prevista, quella della polizza vita, la tassazione è differita sino al riscatto della polizza. Ciò significa che si è tassati, sul netto come per il risparmio gestitio, solo quando si preleva del denaro (in parte o tutto), con un peso fiscale del 27%, meno del risparmio gestito per via dell’imposta di bollo differita. Se invece il capitale polizza va ai beneficiari, perché si verifica l’evento (la dipartita dell’assicurato) questi non pagheranno nessuna imposta, perché esente e l’ammontare sarà escluso dall’asse ereditario, quindi non pagherà neppure imposte di successione. Totale della tassazione 3%, cioè la sola imposta di bollo.
E’ stata volutamente omessa dalla trattazione l’ipotesi del regime dichiarativo, perché in questo caso è il contribuente che deve farsi carico di indicare, nella dichiarazione dei redditi, tutte le operazioni in utile e in perdita, e pagare quindi le imposte solo sulla differenza e in base alla propria aliquota marginale.
Potrebbe forse essere conveniente, ma bisogna valutare e sopratutto non sbagliare la rendicontazione delle operazioni.
Quale regime scegliere, quindi? Dipende da molti fattori e non esiste una risposta univoca, di sicuro la tassazione è superiore al 26% e ci vuole l’aiuto di un esperto per dipanare la matassa.

LEGGI LA PRIMA PARTE

 Dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

redazione3

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