Alessandrucci: “Basta discriminare le partite Iva”

Sono passati diversi giorni dalla pubblicazione dei dati dell’Osservatorio sulle partite IVA sulle nuove aperture nel mese di aprile (-3,3% rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente), ma il polverone suscitato dai numeri deludenti non accenna a placarsi. Dopo le interviste della settimana scorsa ad Anna Soru e Mauro Bussoni, oggi abbiamo incontrato Emiliana Alessandrucci, presidente CoLAP.

Nei giorni scorsi il ministero dell’Economia ha reso noti i dati relativi alle nuove partite Iva aperte nel mese di aprile che certificano un calo del -3,3%, come leggere questo dato?
Il calo delle partite iva era un dato che prevedevamo; e ne conosciamo bene le cause: costi, difficoltà del mercato, assenza di attenzione dalle Istituzioni. Se guardiamo i dati della gestione separata dell’INPS ci rendiamo conto che i professionisti in media guadagnano intorno ai 900 euro netti al mese, sono sotto la soglia della sopravvivenza! L’iva, il contributo previdenziale al 27 % rendono insostenibile la libera professione; i vincoli imposti da Regioni, dallo Stato, da tutta una serie di prescrizioni (oggi anche il MISE decide di obbligare l’iscrizione alle camere di commercio ai professionisti associativi, senza dare in cambio NULLA e in controtendenza rispetto alle iniziative del Governo che tendono a chiudere le CCIA!)non permettono la crescita del nostro settore, nonostante abbiamo competenze, esperienze e innovazione da proporre al mercato. Quello di cui necessitano i nostri professionisti non sono finanziamenti dopanti, ma apertura di opportunità che parta dalla rimozione di vincoli; stiamo lavorando ad un emendamento al codice degli appalti che permetta di inserire tra i soggetti affidatari dell’appalto pubblico anche i professionisti associativi ai sensi della legge 4/2013, questa è l’apertura di nuove possibilità a costo zero; stiamo contribuendo alla riformulazione del titolo V della Costituzione per riportare le professioni sotto l’egida dello Stato, le Regioni troppo spesso in autonomia hanno creato blocchi e sbarramenti alla libera circolazione dei professionisti in Italia… Se il Governo comincerà a riconsiderare il mercato del lavoro includendo anche tutti i lavori flessibili e autonomi questo nostro Paese sarà in grado di offrire nuova occupazione e a progettare la Sua ripresa.

Quando saranno riscontrabili le prime inversioni di tendenza?
Inversioni di tendenza ci saranno solo se verranno attuati provvedimenti volti a valorizzare il lavoro autonomo e la piccolissima impresa; non si può prevedere una ripresa senza: abbassamento della percentuale contributiva della gestione separata dell’INPS, esigibilità delle tutele previste, implementazione delle opportunità professionali. I nostri professionisti hanno diritto all’attenzione degli altri lavoratori.

Andando più nel dettaglio, rispetto ad aprile dello scorso anno, si registra un aumento di aperture delle società di capitali (+12,6%), come si spiega un aumento così importante di queste forme giuridiche assunte da imprese di medie e grandi dimensioni operanti nei diversi settori produttivi?
Non esiste una sola risposta a questa domanda; i fattori che hanno incentivato la crescita delle grandi società di capitale possono essere tante: l’attenuazione della responsabilità e del rischio individuale, la possibilità di accesso ai grandi appalti, la sicurezza di un sistema di welfare che supporta i lavoratori delle grandi imprese e quindi le grandi imprese, l’esigenza di creare strutture capaci per dimensione e capitale di nascere in Italia (usufruendo di diversi incentivi e benefit) e spostarsi poi in paesi a basso costo di manodopera, a fisco ridotto, a tutele inesistenti. L’Italia resta ancora un paese fortemente “industriale”, a carattere produttivo. Ma credo che una visione politica ed economica lungimirante dovrebbe tendere a promuovere un processo di terziarizzazione più forte e competitivo. Siamo ancora un paese che produce “cervelli” e questo dobbiamo imparare a valorizzarlo, a valorizzare le competenze, la capacità di trasferirle, e di fare innovazione; questo è il lavoro del terziario a disposizione della produzione; noi troppo spesso ci concentriamo sul fattore produzione senza pensare ai valori aggiunti che il nostro paese, le nostre risorse sono in grado di offrire.

Jacopo MARCHESANO