Quello che sembrava impossibile sta accadendo.
La pizza, il simbolo per eccellenza dell’Italia più vera, bella e povera, il prodotto inimitabile e unico grazie all’utilizzo di materie prime doc, rischia di scomparire.
Incredibile? Ma vero, perché ben due pizze su tre, anche tra quelle che gustiamo nei ristoranti, non derivano da ingredienti Made in Italy ma, al contrario, da un mix di prodotti che arrivano dall’estero e che, di quelli nostrani, sono solo una brutta copia.
A portare a galla questo grave problema è stata una ricerca di Coldiretti, che spiega come, nelle pizzerie, la nostra amata pizza viene cosparsa di mozzarella non derivante da latte, ma da semilavorati industriali, le cagliate, provenienti dall’est Europa.
E che dire del resto? Il pomodoro è cinese o americano, l’olio di oliva quando viene usato, arriva dalla Tunisia o, se siamo fortunati, dalla Spagna, anche se, sempre più spesso, viene usato l’olio di semi.
Neppure la farina si salva, poiché nella maggior parte dei casi è francese, tedesca o ucraina.
A risentirne è la qualità e il gusto di un prodotto al quale finora i consumatori non vogliono rinunciare, anche se il rischio che accada in futuro c’è.
Secondo il dossier, nel 2013, in Italia sono stati importati 481 milioni di chili d’olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro dei quali 58 milioni dagli Usa e 29 milioni dalla Cina e 3,6 miliardi di chili di grano tenero con una tendenza all’aumento del 20% nei primi due mesi del 2014.
C’è da sperare che questa consapevolezza renda gli italiani più esigenti e che li porti a chiedere maggiori garanzie circa la qualità e la provenienza di ciò che mangiano, come sta accadendo con la pasta.
L’altro prodotto simbolo dell’Italia più genuina, infatti, ha visto aumentare in maniera esponenziale i marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%.
Vera MORETTI
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