Va dritto al punto il presidente di Italia Lavoro, Paolo Reboani, durante un’audizione alla Camera: i centri per l’impiego sono dislocati male territorialmente, il che non aiuta, ovviamente, la ricerca del posto di lavoro. “Sui 556 centri per l`impiego attivi sul territorio nazionale – ha dichiarato Reboani – soltanto 106 hanno un bacino di utenti in età di lavoro superiori a 100mila unità, soglia minima prevista. Ed è quindi particolarmente grave che l’80% degli sportelli risulti attivo laddove meno se ne ravvisi l’utilità fotografa in modo chiaro una situazione di palese squilibrio territoriale, e così la pressione esercitata sul singolo centro per l’impiego dalla platea dei cittadini richiedenti servizi, è molto diversa da regione a regione”.
“Ogni ipotesi di riforma del sistema – ha concluso – non può prescindere dalla revisione di questo particolare aspetto relativo alla eterogeneità dell’organizzazione dei servizi, come non può assolutamente trascurare la questione che si ricollega sempre al decentramento gestionale in capo alle Regioni e cioè il processo di autorizzazione e accreditamento degli operatori privati”.
Nei centri per l’impiego, nati sul finire del millennio scorso dai vecchi uffici di collocamento, non c’è alcun incontro tra domanda e offerta, bensì troppo spesso un eccesso di domanda che non trova alcuno sbocco. E pensare che in Europa sono strutture funzionali e di supporto a migliaia di disoccupati…
JM
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