Alemanno: “La Tasi? Un’ulteriore patrimoniale da eliminare”

Dopo un primissimo antipasto a giugno, per i comuni che hanno fissato le aliquote entro il 23 maggio, si avvicina il nuovo temutissimo appuntamento con la Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili che con la Tari e l’Imu ha dato vita alla nuova tassazione sulla casa. A riguardo abbiamo intervistato Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT).

Dott. Alemanno, per l’Associazione dei Comuni nei municipi dove le aliquote sono state già fissate a maggio, sulla prima casa, si è pagato il 30% in meno, ma i Caf e molti centri studi sono convinti che, alla fine, il conto complessivo sarà più salato dell’Imu 2012, che fu di 4,4 miliardi. L’ennesima beffa?
La TASI senza dubbio è un tributo che ha creato, a ragion veduta, molto malumore tra i contribuenti, ha iniziato male il proprio cammino e lo sta proseguendo peggio.
E’ assai complesso determinare, se non a consuntivo, gli effetti in termini di gettito dell’applicazione di questo tributo, le variabili sono molteplici, le delibere dei comuni sono differenti ed i casi di detrazione o esenzione richiedono un approfondimento per singolo ente locale. Insomma un bel ginepraio, in linea di massima sono più propenso per le previsioni dei Caf e dei centri studi, poiché se è vero che molti comuni hanno interpretato in modo corretto l’indicazione di invarianza di gettito rispetto a precedenti tassazioni, molti altri hanno deliberato le aliquote massime e su tutti gli immobili. Una cosa però è certa c’è un costo indiretto per il contribuente derivante dall’ affrontare una nuova modalità di calcolo e non tutti i contribuenti sono attrezzati per provvedere in proprio, così come non tutti i comuni hanno offerto assistenza in tale senso.

Come se non bastasse, la metà dei Comuni, inoltre, ha imposto la Tasi anche sulle case affittate, colpendo gli inquilini che pagheranno, in media, poco meno del 20%.
Vero, però ricordo che si tratta del corrispettivo, o almeno dovrebbe, per la copertura dei servizi indivisibili prestati dai comuni (illuminazoine, pulizia strada, sicurezza, ecc.), pertanto ogni cittadino dovrebbe provvedere al pagamento del corrispettivo. Peraltro già lo scorso anno si è pagata una quota (euro 0,30 per metro quadrato di immobile utilizzato) per i servi indivisibili collegata all’ex Tares e ciò in capo sia ai proprietari che agli inquilini. La TASI invece sembra avere più l’aspetto dell’ulteriore patrimoniale sugli immobili, con una variante, molto esigua, a carico degli inquilini. Mi auguro che il Presidente del Consiglio Renzi, come ha dichiarato, provveda alla sua modifica o meglio alla sua abolizione, i sistemi alternativi e meno invasivi esistono.

La tassa sui servizi indivisibili ha un’aliquota che va dall’1 per mille al 3,3, i Comuni comunque si stanno orientando sul 2,5-2,6 per mille, che poi sono le aliquote che consentono di ripristinare le entrate venute meno con la cancellazione dell’Imu sulla prima casa…
Ogni qualvolta viene eliminato un tributo locale o meglio parzialmente eliminato, senza avere ben chiaro il quadro generale delle esigenze di gettito degli enti territoriali, accade che dopo un’effimera sosddisfazione si hanno effetti punitivi per il contribuente, è successo con l’abolizione dell’ICI sulla prima casa e si è ripetuto con l’IMU. Nessuno o quasi parla più dell’aumento di due punti dell’IVA, dell’aumento delle addizionali, delle accise sui carburanti e così via. E poi, dulcis in fundo, è apparsa la IUC un’ imposta “unica” che ne contiene tre IMU, TASI, TARI…la matrioska dei tributi locali…
Mi auguro che le prossime decisioni in merito a tributi, tasse ed imposte siano dettate più da una politica fiscale seria e che metta al centro i cittadini-contribuenti e non da un fisco utilizzato politicamente, ma questa mia ultima affermazione apre un dibattito infinito sul rapporto fisco-contribuente, speriamo che con la prossima legge delega di riforma fiscale si possa invertire la rotta, speriamo…

Jacopo MARCHESANO