Si è conclusa venerdì scorso la 51esima edizione di Smau, la più importante fiera italiana dedicata all’Innovazione, alla Tecnologia e all’Information & Communication Technology, dove ogni anno si danno appuntamento imprenditori, manager, aziende, pubbliche amministrazioni, startup e professionisti nel settore dell’Innovazione. Per un primo bilancio della manifestazione appena conclusasi, oggi abbiamo intervistato l’amministratore delegato di Smau Pierantonio Macola.
Dott. Macola, si è conclusa venerdì la 51esima edizione di Smau. E’ possibile trarre un primo bilancio?
Questa 51° edizione di Smau che si è appena conclusa ci ha permesso di mettere in evidenza come l’Italia dell’innovazione – startup, centri di ricerca, imprese e Regioni – siano pronti per la sfida di Expo 2015. Quest’anno abbiamo premiato ben 41 realtà: pubbliche amministrazioni, startup e imprese utilizzatrici di tecnologie digitali che hanno capito come il digitale e l’innovazione siano una leva fondamentale per competere, anche a livello internazionale e per offrire a cittadini e turisti servizi avanzati per vivere e visitare meglio le nostre città.
La recente edizione di Smau 2014 ha messo nuovamente al centro proprio il rapporto tra imprese e hi-tech, soprattutto con l’iniziativa del Premio Lamarck, il riconoscimento hi-tech dedicato alle startup più innovative. L’ecosistema delle startup mostra una crescita nel nostro Paese: tra il 2013 e il 2014 i numeri delle startup innovative hanno visto una espansione considerevole, ma non ancora entusiasmante.
C’è ancora molto lavoro da fare e uno dei compiti di Smau è proprio quello di favorire i processi di Open Innovation, fondamentali per la crescita del nostro Paese. Sono convinto infatti che L’Open Innovation rappresenti una strategia efficace utilizzata dalle moderne imprese, grandi o piccole che siano, di far fronte, oggi, alle esigenze di Ricerca e Sviluppo, che coinvolge proprio l’intero ecosistema dell’innovazione, startup in primis. Le startup infatti rappresentano un ingrediente fondamentale al processo di evoluzione e crescita delle imprese esistenti. Sono ‘giovani imprese innovative ad alto potenziale di sviluppo’; sono i nuovi fornitori e partner per i nostri imprenditori; sono il miglior ‘ponte’ tra le imprese e il sistema della ricerca universitaria.
Le startup hanno bisogno di ‘completarsi’ agganciando il mercato, e le nostre imprese hanno bisogno di sfidare il mercato con una innovazione rapida, pret a porter, che oggi non avrebbe senso ‘allevare’ al proprio interno: ed eccoci quindi di fronte un matrimonio perfetto: quello tra startup e imprese. Ma la bella notizia per le nostre imprese è che non ci sono solo le startup: esiste un intero ecosistema, e mi riferisco in particolare ad acceleratori e incubatori, che le nostre imprese non conoscono, se non in minima parte. Acceleratori e incubatori possono operare proprio come un reparto ricerca e sviluppo esterno all’impresa. Di fatto si parla di un formidabile mercato dell’innovazione in grado di rispondere in maniera moderna a qualsiasi esigenza di innovazione, ricerca e sviluppo del nostro sistema economico. PMI in primis.
In Italia si investe in startup hi-tech un ottavo rispetto a Francia e Germania, un quinto rispetto al Regno Unito e poco meno della metà rispetto alla Spagna. Mancanza di coraggio o di idee?
Io credo che le caratteristiche che contraddistinguono maggiormente i nostri giovani imprenditori siano proprio le idee, il coraggio e la creatività: tre aggettivi che rendono unico il nostro “Made in Italy”. Ciò su cui ancora c’è da lavorare sono proprio gli investimenti in startup Hi-Tech. Le imprese, come ho già sottolineato prima devono capire che le startup possono diventare un vero e proprio “fornitore di ricerca e innovazione”. Le Regioni hanno compreso molto bene questa dinamica e, nel definire le singole strategia di specializzazione intelligente dei rispettivi territori, stanno dando un nuovo impulso al rapporto tre le imprese e il sistema della ricerca, alla nascita e sviluppo di startup, all’internazionalizzazione delle nostre PMI, ma soprattutto stanno delineano una moderna rappresentazione del proprio territorio in chiave innovazione che avrà inizio proprio in concomitanza con Expo 2015 e che sarà vitale per lo sviluppo dei nostri territori e delle nuove imprese che vi nascono.
Perché un giovane italiano dovrebbe avventurarsi nel progetto di una startup?
Per tutti i motivi che ho spiegato prima. Un giovane che vuole creare un’impresa innovativa, non lo deve fare perseguendo il sogno della quotazione in borsa o della Silicon Valley: sono rarissimi i casi in cui questo avviene. Chi ha un’idea innovativa e vuole farne un business lo deve fare pensando al contributo di know how e di innovazione che può fornire ad un’impresa matura. L’impresa deve essere il suo interlocutore privilegiato e l’obiettivo a cui aspirare nel concretizzare la propria idea di business e le Regioni devono essere per questi giovani futuri imprenditori un alleato in grado di permettere loro realizzare le proprie idee di impresa.
Jacopo MARCHESANO
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