Nonostante gli ultimi dati di questi giorni inducano un timidissimo ottimismo, secondo il Cerved a partire dal 2007, almeno una Pmi su cinque è uscita dal mercato: 13mila sono fallite, 5mila hanno avuto una procedura concorsuale non fallimentare e 23mila sono state liquidate volontariamente. Il peggio sembra definitivamente alle spalle, ma la crisi economica di questi anni ha colpito soprattutto la reddittività: le Pmi italiane hanno perso 31 punti percentuali di margine operativo lordo e hanno più che dimezzato il Roe, il ritorno sul capitale investito, passato dal 13,9 per cento al 5,6 per cento.
Lo scarso accesso al credito (l’ormai famigerato credit crunch) ha avuto le sue responsabilità anche nella nascita di nuove imprese. Sempre secondo la ricerca del Cerved è diminuito il numero di nuove startup, così come il numero di imprese in grado di sopravvivere dopo tre anni. Solo 5mila start up hanno iniziato la loro attività grazie al sostegno del sistema bancario, esattamente la metà degli anni precedenti alla crisi.
In base al quadro macroeconomico elaborato dal Cerved che incorpora, tanto per cambiare, un’ulteriore caduta del Pil dello 0,3%, nonostante gli annunci fin troppo ottimistici del Governo Renzi, nell’anno in corso e una moderata ripresa nel biennio successivo, le pmi torneranno ad accrescere ricavi e valore aggiunto nel 2015-16, ma con una dinamica ancora molto contenuta.
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