Se fanno gruppo e si aggregano in rete, le startup si dimostrano più efficaci e longeve. Questo è stato sottolineati e ribadito anche dal workshop “Reti di Imprese & Startup. Aggregazione per il successo” organizzato da Assoretipmi nella seconda giornata di SMAU Milano 2014.
Il punto di partenza è la conformazione tipica delle pmi italiane, che, per il 60%, hanno un solo dipendente e il 35% meno di 10.
Fare rete significa fare massa intorno ad un progetto, e non solo diventare competitivi dal punto di vista commerciale.
Per quanto riguarda le reti d’impresa esistenti in Italia, esse sono circa 1.777, contate all’1 ottobre e, considerando che ad aprile erano solo 200, le piccole e medie imprese hanno dimostrato di aver inteso quale vantaggio sia aggregarsi e fare gruppo.
Le imprese coinvolte sono quasi 9mila e, tra queste, la maggior parte sono quelle appartenenti ai settori di Industria (40%), e Servizi (30%), con l’Edilizia a 20%. A seguire, Agricoltura e Commercio.
Per quanto riguarda l’ICT, esse rappresentano il partner tecnologico delle reti stesse, soprattutto nei casi di startup tra aziende giovani con potenzialità innovative da condividere con le aziende più tradizionali che fanno parte della rete.
In cambio, ricevono know-how e massa critica per risolvere problemi fondamentali in fase iniziale: finanziamenti, gestione, fiscalità, posizionamento sul mercato, opportunità di business.
I costi di formazione e ingresso in una rete d’impresa sono bassi. Si tratta di 160-170 euro per la registrazione alle Camere di Commercio, circa 1.550 euro di spese notarili, più quelle per l’avvocato per stendere il contratto di rete.
I costi di gestione operativa, invece, dipendono dal modo in cui la rete è strutturata.
Vera MORETTI
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