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Tfr in busta paga, ecco quanto vale

Come tutti sanno il Tfr (trattamento di fine rapporto) è una quota di stipendio pari al 6,9% della retribuzione lorda, che viene accantonata ogni anno dai lavoratori per la liquidazione o per una pensione privata che andrà ad integrare quella pubblica. All’accantonamento di base, si aggiunge un ulteriore quota dello 0,5% (per un totale del 7,4%) che serve per alimentare un fondo di garanzia dell’Inps, il quale assicura sempre il pagamento del Tfr ai lavoratori, anche quando un’azienda fallisce. In questi giorni, come saprete, si è aperto il dibattito sulla proposta legislativa del premier Matteo Renzi di anticipare il Tfr nelle busta paga dei lavoratori per aumentarne il potere d’acquisto, ma le inevitabili criticità per le aziende e la prospettiva previdenziale dei lavoratori hanno reso la strade intrapresa dall’esecutivo difficilmente praticabile.

“Sono soldi dei lavoratori – ha dichiarato il premier – come accade in tutto il mondo, non può essere lo Stato a decidere per lui. Ecco perchè mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del Tfr andassero subito in busta paga. Questo si tradurrebbe in un raddoppio dell’operazione 80 euro”. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi si è già espresso contro, nonostante il viceministro all’Economia Enrico Morando abbia assicurato che l’intervento “non comporterà alcun aggravio Irpef per i lavoratori e sarà a costo zero per le imprese sotto i 50 dipendenti” e che, come ha dichiarato il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, “se dovesse essere un peso per le pmi il Governo non lo farà”.

La proposta del Governo metterebbe nelle buste paga dei lavoratori circa 40 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 50%), circa 62 euro (in caso di Tfr erogato al 75%) e circa 82 euro (in caso di Tfr erogato al 100%). Se si decidesse di mantenere l’odierna agevolazione fiscale, l’ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro.Ma, ancora una volta, a fare i conti con un portafogli sempre più leggero sarebbero gli imprenditori: “D’accordo che le quote del Tfr sono soldi di proprietà dei lavoratori – ha dichiarato il segretario della Cgia Mestre, Giuseppe Bortolussi – sono davvero pochi gli imprenditori che dispongono oggi delle risorse necessarie per anticipare metà del trattamento di fine rapporto ai propri dipendenti”.

Jacopo MARCHESANO

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