Imposta sui contanti, che cosa c’è di vero

Imposta sui contanti, che cosa c’è di vero

C’è una voce che si rincorre da giorni sull’ipotesi di una imposta sui contanti versati in banca. Smentite e rettifiche si sono susseguite, ma a quanto pare qualcosa di vero c’è. Domani il Governo presenterà il piano di attuazione dell’articolo 9 della famigerata Delega fiscale, i cui effetti saranno sensibili a partire dall’1 gennaio 2017. E si riaffaccia l’ imposta sui contanti.

Stando alle anticipazioni, il piano si baserà su tre punti cardine: fatturazione elettronica tra privati; tracciabilità dei mezzi di pagamento; scontrini e ricevute digitali. Sul fronte della tracciabilità, il Governo intenderebbe dichiarare scoraggiare l’utilizzo del contante introducendo una imposta sui contanti versati giornalmente in banca, per somme superiori ai 200 euro.

Dal 2017 sarebbe poi obbligatorio per artigiani, commercianti e professionisti la memorizzazione e la trasmissione telematica al Fisco di tutti i pagamenti giornalieri, con l’obiettivo di eliminare progressivamente gli scontrini cartacei.

Una rivoluzione pari a quella dell’ imposta sui contanti versati in banca, dal momento che l’obbligo riguarderà anche la Gdo e i gestori dei distributori automatici. Inoltre, sempre dall’1 gennaio 2017 ci sarà l’obbligo di trasmettere elettronicamente i dati delle fatture emesse, di quelle ricevute e di quelle rettificative.

Nelle intenzioni del Fisco, la fatturazione elettronica tra privati sarebbe l’ultimo tassello della digitalizzazione delle prestazioni di servizi e cessioni di beni che, al momento, è obbligatoria solo per i fornitori della Pubblica Amministrazione.