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Tfr in busta paga: vantaggi e svantaggi

Di quanto sia ancora fredda l’accoglienza nei confronti dell’ipotesi Tfr in busta paga abbiamo già scritto nei giorni scorsi. Oggi, anche a fronte delle richieste pervenute in redazione, è bene ricordare qualche punto fondamentale relativo all’argomento.

Ricordando che la scelta di destinare parte del Tfr in busta paga è volontaria ma non reversibile (nei 3 anni di durata del piano) e che il Tfr è pari al 6,9% della retribuzione lorda accantonata ogni anno dai lavoratori + uno 0,5% destinato a un fondo di garanzia dell’Inps per erogare ai lavoratori il Tfr anche a fronte del fallimento della propria azienda, ecco qualche dritta per capire meglio i vantaggi o meno del Tfr in busta paga.

Intanto, al di là dell’inserimento del Tfr in busta paga, le quote accantonate per il Tfr vengono rivalutate annualmente dell’1,5%, cui si sommano i tre quarti del tasso di inflazione. Qualora le quote di Tfr fossero destinate in parte alla costituzione di una pensione privata, la loro rivalutazione dipenderà dal tasso di rendimento del fondo pensione che il lavoratore avrà scelto.

Se l’aspetto della rivalutazione è quello che maggiormente favorisce il Tfr, l’aspetto della tassazione è invece da tenere in considerazione attentamente. È infatti diversa la tassazione del Tfr qualora lo si percepisca alla fine della propria carriera lavorativa, se si sceglie di avere il Tfr in busta paga o se lo si vuol far confluire in un fondo pensione privato. Se il Tfr viene riscattato come liquidazione, la sua tassazione avviene in base all’aliquota media che ha inciso sullo stipendio del lavoratore negli ultimi 5 anni. Se confluisce in un fondo di previdenza integrativa, gode di una tassazione agevolata che arriva fino al 15% della rendita maturata e cala fino al 9% fino a quando si allunga la durata del piano di risparmio.

Come anticipato nei giorni scorsi, invece, lo scenario fiscale meno vantaggioso si ha con il Tfr in busta paga, dal momento che l’aumento dello stipendio sarà soggetto all’Irpef. In sostanza, quindi, di fronte a un aumento dello stipendio mensile garantito dal Tfr in busta paga, la prospettiva di avere alla fine del proprio rapporto di lavoro una liquidazione più bassa e, nell’immediato, un’Irpef più alta fanno pendere la bilancia a favore degli scettici.

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