Piano piano, il luogo comune che vuole l’italiano poco propenso all’ e-commerce per ragioni più culturali che di capacità si sta affievolendo. Lo testimonia un’indagine del Censis, secondo la quale sono 15 milioni gli italiani che acquistano regolarmente online (erano 9 nel 2011), il 43,5% degli utenti italiani della rete.
Secondo il Censis, il fatturato dell’ e-commerce in Italia ha cominciato a crescere in maniera sensibile e interessante, specialmente per le Pmi che vogliono utilizzarlo come canale di vendita: dagli 11,27 miliardi del 2013 ai 13,3 del 2014 (+20%). Se si pensa poi che quando sono iniziate le rilevazioni, nel 2006, il fatturato era di 4,1 miliardi, si capisce meglio la dimensione della crescita.
Sono cifre che, in confronto a quelle di altri Paesi europei o dei big extraeuropei sono noccioline, ma in termini assoluti sono incoraggianti per una realtà come quella italiana. Specialmente se si considera la percentuale di scettici cronici nei confronti dell’ e-commerce, che in Italia resiste solidamente al 24,4%.
Come scritto all’inizio, si tratta sostanzialmente di riserve di natura più che altro culturale. Le persone che ripongono scarsa fiducia nell’ e-commerce lo fanno soprattutto perché temono truffe di qualunque natura. Che ci sono, è inutile negarlo. Stando alle denunce che ogni giorno riceve l’Antitrust, le principali lamentele riguardano la mancata consegna del prodotto o il mancato rimborso del prezzo pagato al momento dell’ordine online a fronte della mancata consegna di quanto acquistato; il mancato riconoscimento del diritto di recesso o della garanzia; l’impossibilità di mettersi in contatto con il venditore.
Il 28,7% degli italiani che hanno a che fare con l’ e-commerce teme che dietro allo scontrino virtuale si celino truffe, anche legate al sistema dei pagamenti, mentre il 23,2%, lamenta la freddezza dell’esperienza di acquisto online, priva del contatto umano. Non mancano quanti esprimono dubbi legati al buono stato del prodotto: il 21,8% di chi compra online teme infatti che la consegna avvenga in ritardo o con prodotti difettosi o sbagliati.
Insomma, se per l’utente finale l’esperienza dell’ e-commerce oscilla tra l’esaltazione e la paura, per le Pmi è uno strumento dal quale diventerà sempre più difficile prescindere, pena l’essere tagliati fuori dal mercato globale con ingenti ricadute sui fatturati.
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