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Tributaristi: sì a rappresentare i clienti davanti alle Commissioni tributarie

Dopo che nei giorni scorsi l’Istituto Nazionale Tributaristi aveva commentato con tempestività tematiche relative a Unico 2015, ora per voce del presidente Riccardo Alemanno torna con un comunicato sulla problematica dell’inserimento dei tributaristi qualificati ai sensi della Legge 4/2013, tra i soggetti da autorizzati alla rappresentanza del contribuente dinanzi alle Commissioni tributarie. Una richiesta già avanzata con una nota inviata al presidente del Consiglio dei Ministri e ai vertici del ministero dell’Economia.

Tra le varie riforme previste dalla Delega fiscale, ricordano i tributaristi, è ricompresa la revisione del contenzioso tributario che prevede la possibilità di allargamento della platea dei soggetti abilitati alla rappresentanza dei contribuenti dinanzi alla Commissioni tributarie. Ciò sta a significare che il Legislatore ha individuato la necessità di tale intervento, poiché dal 1992, anno di emanazione dei D.Lgs. che normano tale materia, si è profondamente modificata la platea dei soggetti professionali che svolgono attività di assistenza fiscale ai contribuenti.

A titolo esemplificativo con l’introduzione della funzione di intermediario fiscale, sottolineano ancora i tributaristi, si sono affidati ai professionisti autorizzati (tra cui i tributaristi autorizzati con decreto del ministro delle Finanze del 19 aprile 2001), compiti assai delicati nella gestione del rapporto fisco-contribuente. Il Legislatore inoltre, preso atto della professionalità dei tributaristi, ha affidato loro, al pari degli altri professionisti dell’ area giuridico-economica, i controlli sull’antiriciclaggio. Nel 2013 (Legge n.4 Professioni non organizzate in ordini o collegi) il Legislatore ha preso definitivamente atto che nel nostro Paese il mondo professionale è suddiviso in due grandi settori, quello associativo (che comprende, per esempio, i tributaristi), e quello ordinistico (di cui fanno parte i dottori commercialisti).

E’ tempo pertanto, ricorda il presidente Alemanno, che i tributaristi iscritti alle associazioni di cui alla L.4/2013, autorizzate al rilascio dell’attestato di qualità (attestazione specificatamente prevista dalla predetta Legge), che abbiano ottenuto tale riconoscimento di professionalità (legato oltre che al percorso di studi, all’aggiornamento obbligatorio, all’obbligo di polizza di r.c. professionale v/terzi, al rispetto del codice deontologico) possano rappresentare i propri clienti, per i quali svolgono da anni la funzione di intermediario fiscale autorizzato, anche dinanzi alle Commissioni tributarie, in cui peraltro vengono affrontati tematiche fiscali connesse all’attività svolta quotidianamente dai tributaristi.

Inoltre il Legislatore ha già fatto riferimento ai professionisti qualificati iscritti alle associazioni oltre che a quelli iscritti in albi, nell’ambito del Decreto per la crescita.

Pertanto individuare i tributaristi professionisti a livello legislativo, affidare loro compiti estremamente delicati ed importanti, dare loro la possibilità di investire nella propria attività con l’accesso al Mediocredito, significa che essi, oltre che godere del riconoscimento del mercato, che ne ha premiato negli anni la professionalità, hanno il riconoscimento del nostro sistema legislativo, perché sono seri e preparati, pronti ad assumersi le responsabilità, rispettosi dei loro doveri, tributaristi che richiedono unicamente il diritto a lavorare, null’altro.

Coloro che vogliono negare tale evidente realtà, sono solo ancorati al passato, non hanno compreso il cambiamento avvenuto negli ultimi vent’anni nel settore delle professioni e con tale atteggiamento, non negano solo ogni possibile ammodernamento settoriale, ma l’ammodernamento del Paese e del sistema economico nazionale.

Riformare, concludono i tributaristi, significa cambiare, ammodernare, tenere conto dei mutamenti e delle esigenze della società. Inoltre un ampliamento dei soggetti autorizzati alla rappresentanza in contenzioso, creerebbe l’effetto sempre benefico della concorrenza, sia chiaro non della concorrenza senza regole, ma di una concorrenza tra soggetti riconosciuti dal nostro Ordinamento.

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