Immigrati ed economia, la Germania ci vede lungo

La recente svolta della Germania sulle politiche di accoglienza nei confronti degli immigrati è sicuramente figlia dell’ondata di emozioni suscitata dalle ultime tragedie e da alcune foto scioccanti che hanno fatto il giro del mondo, oltre che del fatto che, ora, gli immigrati bussano in massa ai confini del Paese con l’Italia a fare sempre meno da cuscinetto. Ma un certo calcolo utilitaristico, in un’ottica di pianificazione a lungo periodo è stato sicuramente fatto dalla cancelliera Merkel.

Non è un caso, infatti, che grandi aziende come la Daimler (capofila di Mercedes) abbiano capito la potenzialità che molti di questi immigrati hanno sul piano economico. Giovani, con istruzione medio alta e forte specializzazione tecnica, questi ragazzi rappresentano un formidabile bacino al quale le aziende tedesche possono attingere per avere manodopera qualificata.

Non è infatti un caso che proprio Daimler abbia annunciato di voler effettuare recruiting tra di loro e che persino il club calcistico del Bayern Monaco abbia annunciato di voler stanziare fondi per consentire agli immigrati più talentuosi di affrancarsi e affermarsi nel mondo del calcio.

E l’Italia? Purtroppo nel nostro Paese il sentimento che prevale è quello di sollievo quando Bruxelles annuncia che una quota di immigrati se ne andrà, ridistribuita in altri Stati dell’Ue. Certo, la lungimiranza non è un concetto proprio dei nostri politici e, a nostra parziale discolpa, possiamo dire che per troppi anni siamo rimasti soli a fronteggiare sbarchi e ondate migratorie e che il nostro tessuto economico e produttivo non è quello della Germania, uscito quasi indenne da una crisi che invece ha massacrato le Pmi italiane. Il che lo rende anche meno attrattivo agli occhi di chi, in Europa, cerca una nuova possibilità.

Resta comunque il fatto che l’Italia si sta facendo scappare un’opportunità per il presente e per il futuro, visto che più immigrati regolari che lavorano significano anche più contributi pensionistici e maggior respiro al welfare.

Del resto, secondo Bloomberg la capacità di accoglienza degli immigrati in Europa dovrebbe salire entro il 2020 a 42 milioni per riscontrare benefici sul welfare, per salire poi a 250 milioni entro il 2060. In questo modo sarebbero coperti gli impieghi, l’Irpef in entrata aumenterebbe, riequilibrando il bilancio tra lavoratori e pensionati.

Secondo uno studio dell’Ue, infatti, il rapporto tra occupati e pensionati è di 4 a 1, destinato a ridursi a parità, con la Germania poco al di sotto di questo tetto: 24 milioni di pensionati a fronte di 41 milioni di adulti. Anche in Italia si attendono in proporzione per il 2050 numeri simili: 20 milioni di pensionati e 38 milioni di attivi. Ecco dunque il beneficio di aumentare i contribuenti immigrati per evitare un aumento dell’Irpef in busta paga o il taglio delle pensioni stesse. In questo modo, sostiene l’Ue, gli immigrati occuperebbero posti di lavoro vacanti, infruttuosi per il fisco. Con un beneficio a lungo termine per gli stati.

Ma lo abbiamo detto: lungimiranza non è un concetto che si addice alla nostra politica. A maggior ragione sul tema degli immigrati…

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