Categories: Mondo professioni

Confassociazioni: l’etica per uscire dalla crisi

Nella propria azione quotidiana, Confassociazioni ha sempre dato largo spazio e importanza all’etica. Lo hanno ribadito di recente il presidente di Confassociazioni Angelo Deiana e Claudio Antonelli, Vice Presidente e neo Presidente del Comitato Scientifico della Confederazione, che in una nota congiunta hanno dichiarato: “L’uscita dalla crisi passa anche attraverso un futuro etico e sostenibile”.

Qualcuno pensa che in questo momento non sia prioritario parlare di etica ma noi di Confassociazioni crediamo sia un errore clamoroso. Anzi, proprio la mancanza di etica nelle relazioni di business è una delle principali cause della crisi che stiamo vivendo. E’ proprio quando le risorse sono scarse – ha sottolineato Antonelli, autore del libro Etica, pane quotidiano – che servono equità, correttezza e meritocrazia. E’ nelle cronache quotidiane la scoperta di illeciti ispirati dall’opportunismo: finti invalidi, falsi poveri, amministratori corrotti, indennità ingiustificate, rimborsi spese vergognosi”.

Il nostro mondo non è affatto immune da questo rischio. Non possiamo illuderci: il rischio c’è e non solo statisticamente. Le competenze professionali, l’esercizio di funzioni con discrezionalità decisionale, la stessa asimmetria informativa tra professionista e cliente sono a volte usati come strumenti di potere che influenzano negativamente l’equità e la lealtà competitiva. Per tale motivo – ha continuato Antonelli, che è anche Presidente di PIU’, Professioni Intellettuali Unite – gli organismi rappresentativi del mondo professionale devono vigilare sull’etica. Eppure, quante ammonizioni, quante sospensioni o quante radiazioni abbiamo visto in tanti anni? Quasi nulla: percentuali irrisorie, assolutamente non credibili”.

Per Confassociazioni – ha aggiunto il presidente Deianasono inaccettabili sia i comportamenti scorretti sia le collusioni conniventi di chi guarda da un’altra parte, che si tratti di associazioni professionali o di ordini. La difesa corporativa danneggia non solo l’utenza e la società nel suo insieme, ma anche la reputazione di tutte le professioni e, in particolare, di quelle associative che si confrontano su mercati concorrenziali e assetti reputazionali multilaterali”.

E’ per questo – ha concluso Antonelliche vogliamo essere in prima linea nel combattere questa battaglia di equità volta ad assicurare un futuro etico e sostenibile per il mercato del lavoro professionale. Vogliamo essere rigorosi nel pretendere che le nostre organizzazioni professionali prestino la massima attenzione e impegno nel promuovere l’etica fra gli associati”.

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