Un altro studio meritorio sulle tasse che colpiscono le imprese italiane. Questa volta non c’entra la Cgia, poiché l’analisi è stata effettuata dall’Osservatorio bilanci del Consiglio nazionale dei commercialisti insieme al dipartimento di Economia dell’Università di Genova.
Ebbene, da questo studio emerge che il corporate tax rate mediano (non medio, per evitare che numeri estremi influenzino erroneamente le medie) che ricade sulle imprese italiane (riferito al 2013) è del 44%. Inoltre, i commercialisti rilevano che tra il 2009 e il 2013 questo tax rate mediano ha avuto delle notevoli oscillazioni, tanto che nel 2011 quello sulle grandi imprese è arrivato persino al 53%, mentre il valore più basso è stato registrato nel 2012 dalle piccole imprese, con il 38,7%.
Per capire meglio l’analisi in questione è bene ricordare che in essa non viene preso in esame il total tax rate (che secondo la Banca Mondiale è pari, per le imprese italiane, al 65,4%) ma il corporate tax rate, ossia il costo per imposte correnti e differite relativo a Ires e Irap.
L’analisi sul corporate tax rate mediano è stata condotta sulle Pmi e sulle grandi imprese dei settori commercio, industria e servizi. Per una maggiore omogeneità dei risultati, sono state escluse le imprese del settore finanziario e le micro imprese.
Inoltre, calcolo del tax rate in questione è stato effettuato considerando unicamente le imprese con un utile ante imposte, pari al 75% del campione analizzato. Nonostante questo, sottolineano i commercialisti, c’è un 11-14% di imprese che registrano una perdita ante imposte e un costo per imposte, ovverosia oneri fiscali per imposte comunque presenti.
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