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Il crowdfunding che spinge l’economia

Quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi in merito all’equity crowdfunding, al peer-to-peer lending e al crescente interesse che riscuotono tra gli investitori istituzionali e i semplici “prestatori” di denaro non è un fatto isolato né casuale.

Si tratta infatti di tendenze che sono emerse anche il 29 e il 30 ottobre scorso durante la quarta conferenza annuale della Equity Crowdfunding Network Association (Ecn) tenutasi a Parigi.

All’appuntamento hanno partecipato decine di esperti di diversi Paesi Ue, membri della Commissione Ue e rappresentati di alcune delle più importanti authority europee di vigilanza sui mercati finanziare, tra cui l’italiana Consob. Al centro della due giorni, il futuro e gli sviluppi del mercato europeo del crowdfunding, con un particolare focus sulle normative e sulle leggi che disciplinano la materia, che sono in costante evoluzione.

Ciò che per noi è l’evidenza più interessante emersa dall’assemblea di Parigi è proprio l’interesse crescente e condiviso che suscitano l’equity crowdfunding e il peer-to-peer lending specialmente tra gli investitori professionali, tipicamente i venture capitalist, e gli investitori istituzionali come i grandi fondi privati e le banche.

Si tratta di realtà ampiamente strutturate per aderire a questo tipo di investimenti in crowdfunding, poiché hanno gli strumenti per valutare il bilanciamento tra rischio e opportunità di guadagno. Proprio per questo, dunque, se il loro applicarsi a questa nuova tipologia di investimento diventasse una costante per diversificare il loro portafoglio di business, è facile che l’imprenditoria innovativa e l’economia tutta ne avrebbero giovamento.

Proprio in questo senso vanno gli accordi già in essere tra alcune banche e le piattaforme di lending crowdfunding, in virtù dei quali gli istituti di credito che coinvestono nel crowd completano con un proprio intervento i finanziamenti versati alle Pmi o alle start-up. E spesso non si tratta di somme risibili, dato che la copertura data dalle banche può arrivare anche al 50% della somma totale.

Allo stesso modo, i player dell’equity crowdfunding possono contare su gruppi di venture capitalist e di investitori non istituzionali che, come nel caso delle banche, co-investono insieme agli investitori individuali.

Si tratta di sinergie importanti, che possono davvero aiutare le realtà operanti nel peer-to-peer lending e nel crowdfunding a dare un impulso significativo all’imprenditorialità che, sempre più spesso, è ricchissima di idee ma povera di mezzi.

Redazione

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