Chi ha paura della sharing economy?

Chi ha paura della sharing economy?

Per tanti, purtroppo, l’espressione inglese sharing economy è ancora qualcosa di poco familiare. Diciamo purtroppo, perché in realtà, la cosiddetta economia della condivisione è un fenomeno sempre più importante e diffuso anche in Italia, Paese di solito più lento di altri a recepire simili cambiamenti.

A testimonianza di quanto la sharing economy sia ormai non più solo una moda è l’evento Sharitaly, che si è tenuto a Milano nei giorni scorsi e durante il quale sono stati presentati numeri e tendenze che rendono l’idea della portata del fenomeno.

Durante l’evento sono state infatti portate all’attenzione del pubblico due ricerche svolte su dati relativi a quest’anno: “Il crowdfunding in Italia. Report 2015: statistiche, piattaforme e trend”, realizzata dall’Università Cattolica in collaborazione con Tim e Starteed e “Sharing economy: la mappatura delle piattaforme italiane 2015”, curata da Collaboriamo.org in collaborazione con Phd Italia.

Dalle ricerche emerge che in Italia vi sono ben 187 piattaforme di sharing economy, +35,5% rispetto al 2014. Si tratta di 118 piattaforme di sharing (+21,6% sul 2014) e 69 di crowdfunding (+68,2%).

Spacchettando poi per settore merceologico i dati delle diverse piattaforme di sharing economy, si scopre che la parte del leone tra le aziende dell’economia collaborativa la fanno quelle dei trasporti (19%), seguite da turismo e scambio di beni (15%), alimentare e cultura (9%).

E a testimonianza del fatto che la sharing economy è qualcosa ormai non più relegato all’astratto mondo del digitale ma una realtà ben calata nel concreto dell’economia c’è il dato relativo alle piattaforme iscritte al registro imprese, che sono il 70% del totale, per la maggior parte Srl, (56%), seguite dalle start up innovative (26%). Lato crowdfunding abbiamo il 52,5% di Srl e il 17,5% di start up innovative.

Un dato confortante, perché sta a significare che il fenomeno della sharing economy ha ancora ampi margini di sviluppo, è quello relativo a utenti e donatori. Il 51% delle piattaforme di sharing ha meno di 5mila utenti e ben l’11% ne ha più di 100mila. Quasi la metà delle piattaforme di crowdfunding ha meno di 500 donatori (49%), solo in 9% più di 50mila.

Infine, due parole sulla profilazione per sesso ed età degli imprenditori della sharing economy: under 40, con laurea in materie ingegneristiche o economiche, 2/3 uomini. Di questi imprenditori, l’81% di coloro che hanno attivato piattaforme di sharing e il 65% di quelle degli ideatori di piattaforme di crowdfunding dichiara di aver messo in piedi la propria idea e il proprio servizio grazie a risparmi personali. L’augurio è che siano ben spesi…