Partite Iva e statuto del lavoro autonomo

Partite Iva e statuto del lavoro autonomo

Una delle incongruenze più macroscopiche che caratterizzano la politica economica dell’attuale governo riguarda, purtroppo, professionisti e partite Iva. Categorie per le quali lo stesso premier si è speso più volte in complimenti ed elogi sulla centralità del loro ruolo nel tessuto economico del Paese salvo poi, alla prova dei fatti, varare provvedimenti e misure in cui questo ruolo viene dimenticato o ignorato.

Professionisti e partite Iva si augurano che ciò non accada anche per il nuovo statuto dei lavoratori autonomi, che dovrebbe approdare a breve in Parlamento per essere oggetto di discussione. Un provvedimento che ha come obiettivo, recita il testo, la creazione di “un sistema di diritti e di welfare moderno, capace di sostenere il loro presente e di tutelare il loro futuro”, dove “loro” starebbe per “delle partite Iva”.

Anche in questo caso, belle parole e bella dichiarazione d’intenti. Peccato però che alcune associazioni professionali stanno mettendo in guardia sul fatto che, rispetto alla versione originale dello statuto presentata lo scorso ottobre, il testo che dovrebbe approdare alla discussione politica conterrebbe delle modifiche sostanziali che minerebbero alla base la riforma delle tutele per le partite Iva nei suoi pilastri fondamentali: fisco, tutele, reddito e contribuzione.

Intanto, dalla parte relativa alla copertura delle malattie, pare essere scomparso un comma importante che riguardava le malattie oncologiche e recitava: “I periodi di malattia certificata come conseguente a trattamenti terapeutici delle malattie oncologiche sono equiparati alla degenza ospedaliera”. Importante, perché in questo modo alle partite Iva potevano essere pagati di più i giorni necessari per sottostare a tali terapie, allungando la copertura per l’assistenza domiciliare da 61 a 180 giorni. In sostanza, rimanendo il termine di 61 giorni entro il quale è obiettivamente difficile guarire da un cancro, l’alternativa per i professionisti sarebbe quella di stipulare una costosa assicurazione sanitaria. Inaccettabile.

Altro punto controverso riguarda l’inclusione o meno nello statuto delle partite Iva iscritte alle 19 casse previdenziali. Dalla bozza pare che allo statuto faranno riferimento solamente gli iscritti alla gestione separata, mentre d’altra parte sembra invece che l’applicazione riguarderà tutti i lavoratori autonomi a parte artigiani, commercianti e piccoli imprenditori. Da chiarire.

Battaglia da parte delle partite Iva anche sul fronte dei termini di pagamento, che nell’ultima versione passano a 90 giorni dai 60 della precedente. E siamo già ben oltre i 30 giorni fissati per legge come limite massimo. Da rivedere.

Chiudiamo con il capitolo previdenza. Da capire se nella versione in discussione in Parlamento rimarrà l’ipotesi di riallineare progressivamente la contribuzione previdenziale dei lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata dell’Inps, fino a raggiungere la quota del 24% a decorrere dal 2018, dopo il congelamento dell’aumento contributivo avvenuto in occasione del decreto Milleproroghe 2015. Non chiaro.