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Il gran banchetto delle addizionali

Se lo stato è ladro, le amministrazioni locali possono essere da meno? No di certo, specialmente se anche loro sono vittime dei tagli e delle ruberie dello stato centrale. Ecco allora che, per rifarsi, mettono le mani nelle tasche dei cittadini contribuenti sudditi con uno dei meccanismi per loro più redditizi: le addizionali.

Secondo calcoli effettuati dall’Ufficio studi della Cgia, dal 2010 ad oggi il gettito derivante dall’applicazione delle addizionali Irpef ha subito un aumento spropositato: quello relativo alle addizionali regionali ha fatto registrare un +34%, quello delle addizionali comunali un +54%. E per il 2016 il gettito totale per comuni e regioni è stimato in oltre 15 miliardi.

L’analisi della Cgia è stata effettuata sul prelievo di queste imposte locali sulle retribuzioni di alcune categorie di dipendenti, pensionati e sui redditi dei lavoro autonomo di residenti in circa 100 Comuni capoluogo di provincia.

Relativamente alle addizionali comunali Irpef, queste sono passate da 2,9 miliardi di euro del 2010 agli oltre 4,4 miliardi del 2014. Sono 63 i comuni capoluogo di provincia che, lo scorso anno, hanno applicato le aliquote al livello massimo consentito dello 0,8%, dopo che nel biennio 2009-2010 erano state bloccate. Una decina di comuni ha aumentato il prelievo nel 2015 rispetto al 2014.

Le addizionali regionali sono passate da un’aliquota base dello 0,5% nel 1998 e nel 1999 allo 0,9% del 2000 fino all’1,23% del 2011. Su fronte dell’autonomia tributaria delle regioni, fino al 2013 l’aliquota base poteva essere incrementata dello 0,5%, fino all’1,73%, mentre nel 2014 e nel 2015 le Regioni hanno potuto innalzarle rispettivamente dell’1,1% e del 2,1%.

Commenta il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo: “Per l’anno venturo con la legge di Stabilità 2016 il Governo ha deciso di bloccare gli eventuali aumenti delle imposte locali solo per le regioni che non si trovano in deficit sanitario. Considerato che sono otto quelle sottoposte ad un piano di rientro dal disavanzo per la spesa sanitaria, per molti contribuenti vi è comunque il pericolo di subire un ulteriore aumento del prelievo, visto che per il 2016 il fabbisogno sanitario nazionale è stato rideterminato con un risparmio di spesa di quasi 1,8 miliardi di euro”.

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