Canone Rai in bolletta? Incostituzionale

Perché il canone Rai è uno dei balzelli più odiati dagli italiani? Forse perché è anacronistico e anticoncorrenziale, o perché a detta di molti non vale la qualità del servizio che la televisione pubblica offre. Di sicuro perché il canone Rai è quantomeno contradditorio.

Il paragone con quanto accade negli altri Paesi europei era già impietoso prima che al governo venisse l’idea di riscuotere il canone Rai in bolletta, primo e unico caso nel continente. È pur vero che livelli di evasione del canone televisivo pari a quelli che si registrano da noi non ci sono altrove, ma come scusa non basta.

Non basta soprattutto se si pensa che, a differenza di quando il canone Rai fu concepito e nacque, oggi, la tv di Stato si finanzia già per il 46% con la pubblicità. Sempre restando in Europa, all’autorevole Bbc, il cui canone è portato a esempio dai pro-Rai, è vietato fare pubblicità e la tv tedesca Zdf-Adr registra solo un 13% di risorse derivate dall’adv: meno di 1/3 rispetto alla Rai.

Qualche tempo fa, Luca Antonini, professore di diritto costituzionale all’Università di Padova, su Panorama analizzava i punti di debolezza della mossa di far pagare il canone Rai in bolletta. Nello specifico, Antonini sottolineava che il canone è “un’imposta espropriativa, dal momento che chiedere 100 euro ogni anno per un televisore vuol dire che dopo pochi anni di applicazione l’imposta ha totalmente esorbitato, nella normalità dei casi, il valore del bene tassato”. Ineccepibile, visto che nientemeno che la Corte Costituzionale ha stabilito che il canone Rai è un’imposta e non una tariffa per un servizio.

Proprio per quest’ultima ragione, non è legittimo pretendere il pagamento del canone Rai con una bolletta che, per sua natura, copre il costo di un servizio divisibile; estendendo per assurdo la norma, ricorda Antonini, anche i comuni potrebbero chiedere di versare l’Imu nella bolletta elettrica per contrastarne l’evasione.

Perché autocertificare sotto responsabilità penale di non avere un televisore per non pagare il canone Rai se nessuna sanzione penale è prevista per chi non dichiara fino a 50mila euro nell’ambito dell’imponibile Irpef? Se un contribuente pagasse meno del dovuto con le prime rate di luglio e comunicasse alla Rai per iscritto di non essere interessato al servizio pubblico televisivo, chiedendo l’oscuramento del segnale, sarebbe pienamente legittimato a farlo.

Siccome la Rai non accetterebbe questa giustificazione, dalle Entrate arriverebbe in tempo zero un avviso di accertamento che l’utente potrebbe allora impugnare davanti alla Commissione tributaria, a titolo individuale o tramite una class action tributaria, sollevando poi davanti alla Consulta la questione di legittimità costituzionale una volta avviato il giudizio.

In quel caso la Rai rischierebbe grosso. Purtroppo, ciò su cui fa leva la televisione di Stato è il fatto che una simile procedura sarebbe per molti più faticosa che pagare il canone Rai e tacere. Per cui, ancora per un po’ l’avrà vinta, pur essendo in torto costituzionale.

Redazione

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