Abbiamo visto nei giorni scorsi come l’ Ict sia fondamentale per far sì che le imprese italiane non restino al palo ma possano competere a livello dei mercati globali. E se l’ Ict è così importante, è giusto che in azienda chi se ne occupa sia retribuito come merita.
Bisogna però partire da una constatazione. Secondo i recenti dati diffusi dall’Eurostat, le competenze digitali non sono proprio il punto di forza dell’Italia. Il nostro Paese è in coda all’Ue tanto per la domanda di Ict da parte delle imprese (sono il 31% le imprese italiane con posti Ict vacanti, contro una media Ue del 38%), quanto per l’offerta di esperti (il 2,5% contro il 3,7% della media Ue).
Detto questo, come ricordato sopra è giusto che i professionisti dell’ Ict siano adeguatamente remunerati dalle aziende che li impiegano. Un aspetto non da poco, visto che spesso le direzioni HR non hanno dei parametri aggiornati per poter stabilire l’ammontare di una corretta remunerazione.
È quindi interessante il tool interattivo www.confrontastipendio.it, lanciato da Digital360, che consente da un lato agli HR manager delle aziende di avere una corretta visione dei livelli di retribuzione delle diverse professioni dell’ Ict; dall’altro ai professionisti dell’ Ict di confrontare il proprio stipendio con quello di altri professionisti che svolgono attività simili in altre realtà aziendali italiane.
Proprio dalle analisi del tool emergono i livelli di retribuzione medi di questi professionisti in Italia. Si scopre così che un CIO in una grande azienda ha uno stipendio annuo di circa 110mila euro, un Digital Marketing Manager di 70mila euro, con punte oltre i 90mila. Curiosità, ma non tanto: gli uomini guadagnano il 6% in più delle donne. Anche la tecnologia è sessista?
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