Spread: sentiment, mercati e debolezza di un Paese

Spread: sentiment, mercati e debolezza di un Paese

Lo spread può quindi essere considerato un misuratore inversamente proporzionale della fiducia che i compratori hanno nei confronti dell’emittente; al crescere della fiducia, decresce lo spread e viceversa. Uno stato insolvente o in gravi difficoltà, dovrebbe ricorrere a manovre restrittive, come la riduzione della spesa pubblica o l’aumento della tassazione, con effetti collaterali deprimenti per l’economia e gli investimenti.

La distinzione andrebbe fatta anche tra mercato primario, cioè riservato a istituzionali (banche, fondazioni) o grandi investitori e mercato secondario, esteso a tutti, anche ai piccoli risparmiatori.

Il mercato secondario risente direttamente del “sentiment” (altra parola inglese per definire lo stato d’animo nei confronti di un evento) mentre quello primario ne è influenzato in misura molto minore. Solo se il sentiment negativo continua per molto tempo, anche il mercato primario ne prenderà atto.

Come mai allora gli Stati Uniti (treasury bond) hanno uno spread così elevato (160 circa) rispetto alla Germania? Sono un Paese meno solido e a maggior rischio fallimento? Bisogna ricordare che la Bce ci mette del suo, perché si è impegnata per riacquistare parte dei titoli Ue emessi, per sostenere i Paesi dell’Unione (il cosiddetto Quantitative Easing). Anche le manovre straordinarie di politica monetaria influenzano le valutazioni. Stessa cosa si può dire per la Fed, la Banca centrale americana.

Poi c’è la questione delle diverse valute, cioè le considerazioni in merito all’andamento del tasso di cambio euro-dollaro. Quando lo spread sale, il dollaro americano tende ad apprezzarsi verso l’euro. Quindi lo spread tra le emissioni dei due Paesi è influenzato da molte più variabili e non necessariamente uno spread elevato significa debolezza, anzi potrebbe voler dire il contrario.

Come ho già detto, in finanza nessuno regala nulla, quindi bisogna capire bene quali sono le motivazioni che fanno salire o scendere il valore di un titolo di stato e prendere le opportune decisioni di acquisto o vendita. Ricordo che queste devono essere prima di tutto funzionali ai progetti di vita e alle aspirazioni di ognuno, a quanto e quando si vuole ottenere qualcosa con il denaro. Non ha nessun senso rincorrere il maggior rendimento possibile, anche perché oltretutto sarebbe una strategia perdente in partenza.

dott. Marco Degiorgis – Consulente patrimoniale e finanziario indipendente, Studio Degiorgis