Valute rifugio contro la crisi

Valute rifugio contro la crisi

I movimenti delle valute sono il risultato di componenti diverse. Ci sono

  • le aspettative del mercato;
  • le manovre dei grandi speculatori;
  • le decisioni delle banche centrali;
  • le politiche economiche;
  • la bilancia import/export;
  • le riserve valutarie detenute dagli Stati.

Un caso interessante di manovre di politica economica è quello della valuta cinese, lo YUAN o Renminbi. È sempre stata collegata al dollaro Usa ma fino al 2005 il tasso di cambio era bloccato a 8,2 Renminbi per 1 dollaro.

Poi la Banca Centrale Cinese ha deciso di lasciar fluttuare il cambio, ma tenendolo sempre vincolato ad oscillazioni massime di 2 punti percentuali rispetto al dollaro. Solo a partire dal 2015 la PBoC ha iniziato a far oscillare maggiormente il tasso, oltre i limiti del 2%. La debolezza dello YUAN potrebbe contribuire a migliorare le esportazioni cinesi, in crollo da un anno e mezzo.

In periodi di sfiducia, instabilità delle borse, incertezze economiche si riattivano i meccanismi di protezione e difesa del patrimonio e quindi c’è la rincorsa ai beni rifugio.

Alcune valute vengono considerate beni rifugio, come il dollaro Usa o il franco svizzero, ma anche valute del nord Europa come la corona norvegese. Quindi, le valute possono essere utilizzate per ridurre il rischio degli investimenti?

In alcuni momenti storici sì, ad esempio quando l’Italia era stata inserita nella lista dei Paesi europei di serie B e rischiava l’estromissione dall’Ue. La conseguenza sarebbe stata il ritorno alla lira, con effetti deprimenti sul cambio. Ricordate lo spread bund/btp intorno a quota 600 tra il 2011 e il 2012? Sono passati solo 4 anni…

Ora la situazione è più complicata di allora, perché sembra ipotizzabile addirittura una disgregazione dell’euro. Allora, forse, può valere la pena prendere in considerazione di investire in titoli di stato di Paesi “forti”, anche in zona euro, ma che in uno scenario di disgregazione vedrebbero convertire le proprie emissioni nelle valute originarie, rivalutate rispetto all’euro morente.

Non sto dicendo che questo è ciò che mi aspetto accada, ma forse una parte di investimenti in quella direzione potrebbe avere un senso. Qual è il rischio di diversificare in eccesso? Che ci si può trovare con tassi di cambio che si muovono in direzioni opposte: qualcuno sale e qualcuno scende, quindi annullano ogni effetto, effetto neutro.

Ma ci si può anche trovare con movimenti opposti rispetto a quelli ipotizzati, ad esempio l’area euro non si disgrega affatto ma anzi si fortifica, e quindi si possono accusare perdite dall’aver investito in valute diverse. È sempre questione di giusti equilibri e di manovre correttive nel tempo, non esiste nessuna ricetta segreta.

dott. Marco Degiorgis – Consulente patrimoniale e finanziario indipendente, Studio Degiorgis